“Riccia di mare” (II). Metti un giorno a Matera

Ottobre 2020. Desideravo andarci da tempo. Da quando quella sera in macchina ho sentito la notizia alla  radio: Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Ogni volta un imprevisto, il meteo sfavorevole, i giorni di ferie contati. Sembrava una meta irraggiungibile e anche stavolta temevo di non farcela. L’idea era quella di trascorrervi un intero week end ma, alla fine, io e Azzurra (il mio piccolo bolide dal colore sgargiante) ci siamo “accontentate” di una soleggiata giornata di inizio settembre.

La cosa più importante? Aver trovato la giusta compagnia! Quell’amico che asseconda ogni frivolo pensiero e che riesce ad immortalare in uno scatto tutto l’entusiasmo che c’è in me quando vedo qualcosa di bello ed emozionante. Perché Matera è così: ti cattura e ti toglie il fiato!

Eleonora a Matera (“Riccia di Mare”. Metti un giorno a Matera”)

Parcheggio vicino al centro, breve sosta per avere qualche informazione sul tour guidato nei sassi e via verso la zona pedonale. Palazzo Lanfranchi è sede del Museo d’Arte Medievale e Moderna, sui lati di Via Domenico Ridola numerosi striscioni, insegne e manifesti relativi a mostre d’arte ed eventi culturali…lo sapevo che una sola giornata non mi sarebbe bastata, argh! Poi ad un tratto scorgo una balaustra, è nascosta tra i palazzi ma sembra affacciare su una qualche veduta panoramica. Attraverso il viale, salgo sul marciapiede, mi sporgo e…bam!

Eccoli, i sassi: un merletto di case a forma di centrino color ecrù completamente immerso nell’azzurro del cielo terso. La guida ha fatto il resto: un giro ricco di scorci, aneddoti esilaranti e racconti commoventi. Addentrarsi nei sassi è come tornare indietro nel tempo. Molte case sono ancora abitate e spesso i muri esterni sono decorati da delle insolite grondaie realizzate con i coppi dei tetti.

Grondaie (ph Eleonora Zaccaria)

Altre invece ospitano alberghi, bed & breakfast, piccoli bistrot e ristoranti. Facciamo poi la conoscenza del signor Eustachio. Lui, che porta il nome del santo patrono, è uno degli ultimi abitanti dei sassi vivente. Ci racconta la sua storia che si intreccia con quella più nota e divulgata dai media nel 1948, quando Matera venne definita “vergogna nazionale” da Palmiro Togliatti. Ci saluta però a modo suo, intonando una nenia in dialetto mentre suona il tipico strumento popolare, la cupa cupa.

Mentre lui canta, un suono tremolante, oscuro, si spande tra i vicoli, quasi come un richiamo ancestrale. Infine, entriamo in un ambiente dove sono conservati antichi arredi. L’ultimo aneddoto è beneaugurante e riguarda la tradizione legata al cucù materano. Un fischietto a forma di gallo che l’uomo era solito donare alla donna amata. Se la donna lo rifiutava, rifiutava anche il corteggiamento dell’uomo nei suoi confronti. Inoltre, più il fischietto era grande e ricco di fregi, più grande doveva essere l’amore per la donna e l’offerta di ricchezza materiale che l’innamorato voleva donarle. Oggi lo slogan sarebbe: “Un amante è per poco, un diamante per sempre!”.

Il Cucù (ph Eleonora Zaccaria)

Coroniamo il tour con la visita del maestoso Duomo: romanico esternamente, prepotentemente barocco all’interno.

“Il maestoso Duomo: romanico esternamente, prepotentemente barocco all’interno” ph EZ

Ormai il sole inizia a tramontare, il colore del cielo declina sui toni del blu e mi affaccio un’ultima volta ad ammirare il panorama ricamato dai sassi…un luogo in cui perdersi, un luogo che ha saputo rinascere per regalarci la sua magia senza chiedere nulla in cambio, semplicemente.

Eleonora Zaccaria, Ottobre 2020

Eleonora Zaccaria

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Eleonora Zaccaria

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