Una struttura per minori e donne vittime di violenza, al via il progetto

Stato Donna, 30 novembre 2021. Costituiti i due gruppi di lavoro presso il Comune di Foggia che si occuperanno del progetto esecutivo per la realizzazione di un centro polivalente per minori e di una casa di rifugio per donne vittime di violenza. Le delibere di giunta furono approvate a ottobre 2017, la ditta che si è aggiudicata l’appalto è Aleasya costruzioni srl per entrambi i lavori. Le determinazioni appena firmate dall’ingegnere Paolo Affatato, che fissano gli incentivi, sono un ulteriore passo verso la realizzazione di un progetto approvato ben 4 anni fa e la cui assegnazione dei lavori si è svolta a luglio dello scorso anno.

Foto: bisceglie viva

Nel 2018 fu firmato il disciplinare tra il Comune di Foggia e la Regione Puglia per la costruzione del nuovo centro polivalente in via D’Addedda. Il fabbricato in progetto è molto ampio e si svilupperà su due piani con un ampio portico. La sua costruzione è stata finanziata con 650mila euro rivenienti dai fondi regionali, al bando l’assessorato alle politiche sociali del Comune partecipò con il proprio progetto. È una struttura che si colloca nell’ambito delle offerte socio-educative rivolte ai minori e ai giovani per prevenire il disagio con l’aggregazione, socializzazione,  promozione culturale e sportiva e dell’apertura al territorio. Svolgerà la propria attività in connessione con i servizi dell’area minori.

L’accoglienza, così come prevista secondo il bando del 2018, riguarda contemporaneamente non più di 50 giovan, in età compresa tra i 6 e i 24 anni, con priorità per i minori fino a 18 anni. Fissati anche gli orari di apertura e l’interazione con le classi elementari e medie del quartiere . “Alla città sarà offerto uno spazio didattico integrativo e complementare a quello scolastico, nonché a operatori sociali, insegnanti,  genitori che intendono partecipare a momenti formativi specifici”, così secondo quanto comunicato in base alle finalità.

Per quanto riguarda la “Casa rifugio” per donne vittime di violenza verrà realizzato un fabbricato sempre nella stessa zona. Probabilmente potrebbe trattarsi di case di “semiautonomia” in cui la donna vittima di violenza, terminato il percorso, può uscire con una certa libertà e fare co-housing con altre donne che hanno vissuto la medesima esperienza. Questo perché le case rifugio di prima accoglienza hanno un indirizzo secretato.

 

Redazione

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