“Foggia, ora tocca a noi”. Cosa desideriamo per la nostra città? (FOTO)

StatoQuotidiano.it, 20 gennaio 2022. Cosa desideriamo per la nostra città? Cosa siamo disposti a fare per cambiarla?. Queste le domande emerse nel corso dell’assemblea cittadina  “Foggia, ora tocca a noi”, svoltasi nel pomeriggio nella Biblioteca “La Magna Capitana”.
La presentazione del numero speciale della rivista Lavialibera, intitolato “Foggia, microcosmo mafioso”, ha rappresentato l’occasione per associazioni, scuole, Università, gruppi organizzati e singoli cittadini di intervenire e discutere assieme del futuro della città.
“I recenti attentati ci riportano a quanto accaduto tra il 2019 e il 2020 e si inseriscono in un contesto già reso preoccupante dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Proprio sullo scioglimento la comunità foggiana ha avuto pochi momenti di riflessione e di rielaborazione. Ci chiediamo quanto sia matura la consapevolezza delle opacità e delle collusioni che hanno condotto allo scioglimento”.
“Nello stesso tempo, ci chiediamo cosa ciascuno di noi possa fare per ricostruire una comunità aggredita dalla violenza mafiosa, per vigilare sull’amministrazione del bene comune e per esigere istituzioni in grado di essere un argine alla criminalità organizzata.
Oggi più che mai, in questa fase di transizione, ci sono spiragli per invertire la rotta. È il momento di riprendere il percorso iniziato con le manifestazioni del 21 marzo 2018 e del 10 gennaio 2020 e di innescare un processo alla rovescia, che faccia abituare al bello, al funzionante, al pulito, al bene comune”.
FOTOGALLERY ENZO MAIZZI
Redazione

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  • Riunioni, manifestazioni, libri sull’argomento, tanti parlano e parlano di attentati, di infiltrazioni mafiose, di pizzo, intimidazioni, omicidi
    Basta con tutto questo bla bla.
    Ma quanto ci vuole per fare giustizia di questi boss e di tutti i mafiosi che appestano la nostra bella Italia?
    Se un’importante maggioranza di massime giurisprudenziali considera la “fonte anonima” un valido spunto investigativo per stimolare l’attività d’iniziativa del PM e della Polizia giudiziaria al fine di assumere dati conoscitivi, verificando se dall’anonimo possono ricavarsi estremi utili per l’individuazione di una notizia criminis. perché non accettare la denuncia anonima?
    1° Garanzia assoluta dell’anonimato.
    Non si dovranno più declinare le proprie generalità, per quanti avessero segnalato fatti delittuosi; con la telefonata anonima è il centralinista delle Forze dell’Ordine che attribuisce all’informatore un nome in codice o di fantasia, necessario per altre segnalazioni, per l’eventuale ricompensa, (oppure per garantirsi uno sconto di pena (*) nel caso di malavitosi che vogliono dissociarsi.)
    2° Non si eseguono arresti, né spiccare ordini di cattura soltanto per una denuncia anonima; questa deve servire unicamente per individuare il responsabile del reato.
    3° La polizia, da sola, metterà in atto tutti gli strumenti necessari (intercettazioni, appostamenti telecamere e microspie ecc.) e si procurerà da sola le prove da portare in tribunale.
    L’informatore non potrà così mai comparire in tribunale e ci sarà una concreta riduzione dei tempi dei processi.
    Importante è garantire la libertà di ogni cittadino e questa soluzione in tre punti ne è la conferma.
    Il timore, poi, che qualcuno denunci, (io vedo, io sento, io parlo) sarà motivo di riduzione dei reati e dei processi, e al delinquente di smettere nel perseverare nel crimine.
    La cosa più importante è che questo modo di operare offre veramente ai cittadini l’opportunità di aiutare la polizia, senza esporli al rischio di rimanere coinvolti o di essere bollati come spie, restando nell’informatore l’intima soddisfazione d’aver migliorato la società in cui vive.
    (*) Se l’affiliato alla criminalità organizzata il 9 maggio 1993 avesse ascoltato da Agrigento il grido “mafiosi pentitevi” come poteva uscire dal clan, nonostante il patto di sangue, col rischio di essere ammazzato?
    In questo caso la soluzione indolore c’è, a patto che denunci non solo sé stesso ma tutta l’organizzazione. Tra tutti i nomi compreso il suo, ma non lo saprà nessuno, saranno arrestati e condannati.

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