Antonio De Marco, ritenuto responsabile dell'omicidio del giovane arbitro Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, Lecce, 29 settembre 2020. De Marco voleva immobilizzare , torturare e uccidere la coppia, per poi ripulire tutto con detergenti e lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città. Aveva programmato tutto per la sera del 21 settembre scorso quando i due sono stati trucidati con decine di coltellate. ANSA/CLAUDIO LONGO
(ANSA) – LECCE, 01 FEB – “Un narcisista maligno, affetto da una psicosi delirante ma di una lucidità spaventosa, in grado di mantenere sempre il contatto con la realtà , prima, durante e dopo aver ucciso“: è uno dei passaggi della consulenza della criminologa Roberta Bruzzone che è stata ascoltata oggi in aula, dinanzi alla Corte d’Assise a Lecce, nel processo a carico di Antonio De Marco, lo studente di scienze infermieristiche imputato reo confesso del duplice omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta, compiuto nella loro casa di Lecce il 21 settembre del 2020.
La consulente è stata nominata dal padre di Eleonora.
Ancora una volta De Marco è rimasto nella sua cella e non ha presenziato al processo. I suoi legali hanno comunicato la sua scelta di non parlare, sia oggi che nelle prossime udienze. I giudici hanno così acquisito i verbali degli interrogatori resi.
“Una personalità pervasa da un Io grandioso – ha quindi proseguito Bruzzone – che se non fosse stato arrestato avrebbe continuato ad uccidere ancora, incapace di provare pentimento e di chiedere scusa ma spaventosamente lucido tanto da organizzare la sera stessa del duplice omicidio addirittura il suo futuro, cercando su internet il miglior penitenziario italiano”. Ancora “capace di pianificare un preciso percorso omicidiario derivante dalla rabbia e dall’invidia” ha rimarcato la consulente, ammettendo di non aver visto mai nulla di simile in 20 anni di carriera. Poi è stata la volta di Rossana Carpentieri, la mamma di Eleonora Manta. Poche parole struggenti per definirsi “una donna che non esiste più, alla ricerca di un perché”. (ANSA).
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