Yusupha Joof
Stato Donna, 28 giugno 2022. “Perdonaci, fratello. Perdonaci, perché il Paese che ha promesso di accoglierti ti ha confinato in un ghetto, in una baracca di cartone e lamiere.
Perdonaci, perché un incendio – l’ennesimo, inevitabile incendio – ha carbonizzato i tuoi sogni, vanificato i tuoi sacrifici, il lavoro nei campi, sotto il sole rovente delle nostre estati, la fame, la sete, la clandestinità, la negazione dei tuoi legittimi e sacrosanti diritti.
Gli ospiti del Gran Ghetto di Rignano non godono di alcuna assistenza sanitaria, se si escludono le iniziative sporadiche di pochi volontari, che visitano in condizioni rocambolesche nei ritagli di tempo. Perdonaci, perché non era questa l’accoglienza che avevi immaginato.
Perdona ciascuno di noi, che abitiamo in appartamenti confortevoli e climatizzati a pochi chilometri dal ghetto Torretta Antonacci, in cui ieri notte hai trovato la morte”.
Dedico questo pensiero a Yusupha Joof che, a soli 35 anni, ha perso la vita nel modo più atroce, nel terribile incendio sviluppatosi ieri notte intorno alle 3:15 nel Gran Ghetto di Rignano, a causa della indecorosa precarietà delle condizioni in cui gli ospiti di Torretta Antonacci versano ormai da anni, nella più completa indifferenza di tutti.
Il Ghetto di Rignano non ha allacci delle reti elettrica, idrica, fognaria; non gode di alcun tipo di assistenza sanitaria, fatta eccezione per le visite sporadiche di operatori volontari. L’insediamento è costituito da rudimentali e pericolanti baracche di cartone e lamiere, caravan dismessi, ruderi di prefabbricati, vecchie automobili. Il Ghetto ha bisogno di noi, ha urgente bisogno di ciascuno di noi. È completamente improprio definirsi “cristiani” se, di fronte a simili realtà, si resta serafici e indifferenti. Almeno, questo è il mio punto di vista.
“Vi ho lasciato un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato”. Gesù di Nazareth.
Ciao, Yusupha. Perdonaci, se puoi.
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