Il femminicidio di Giulia Tramontano e la crescente brutalità contro le donne

“Quante volte ancora? Quante volte ancora donne saranno uccise perché hanno discusso, si sono ribellate. Quante volte ancora donne saranno uccise perché non si sono arrese alla menzogna, all’egoismo ed alla immaturità dei compagni? Infinite”.

Lo scrive Innocenza Starace, avvocata di Manfredonia, in riferimento ai femminicidi e al caso, ancora più agghiacciante, di Giulia Tramontano, 29enne incinta di 7 mesi uccisa dal suo fidanzato, Alessandro Impagniatiello.

È accusato di omicidio aggravatoriporta l’Ansaoccultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso ed è stato portato nel carcere di San Vittore, al temine del lungo interrogatorio nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella.

“Gli uomini violenti non si ravvedono, le loro famiglie di origine non si ravvedono. Leggo commenti sconvolgenti che cercano giustificazioni per questi omicidi. Leggo di donne che decidono di non avere relazioni per paura”, scrive l’avvocata.

“La verità è che gli uomini, al primo segno di intolleranza o violenza, devono essere messi a posto, senza se e senza ma. Vanno isolati e redarguiti da tutti quelli che li circondano: mamme, fratelli, amici”.

“Il male va stanato e fermato subito. Forse così noi donne avremo una chance di sopravvivenza”.

La consigliera di parità della Provincia di Foggia Assunta Di Matteo fa un post su facebook e parla a StatoDonna con dolore ed enfasi: “Ma a chi si doveva rivolgere Giulia, a chi? Al Cav, e non poteva, al consultorio, a chi? Ditecelo! Sono tornata oggi dall’ufficio e ho scoperto che la giovane Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, non si era nascosta ma è stata uccisa dal suo stesso fidanzato e padre di quel bambino”.

“Ebbene cari tutti- aggiunge con riferimento al suo ruolo di Consigliera di Parità- il nostro compito è sorvegliare, monitorare le donne solo sul luogo del lavoro perché alcune di loro non ci arriveranno mai più a lavoro.

È nelle nostre funzioni occuparci del benessere delle donne nella loro maternità perché queste donne non saranno mai lavoratrici se non le educhiamo al benessere di genere e alla buona gestione organizzativa. La differenza di genere sul lavoro è una conseguenza dimensione globale dell’essere donna”. E se la prende con quella che ritiene la “parcellizzazione della tutela”, senza guardare al complesso, e conclude:

“Cara Giulia, perdonaci se non ti abbiamo tutelato”.

“La morte di Giulia Tramontano rappresenta un tragico esempio delle crescenti e sempre più brutali modalità con cui le donne sono vittime di violenza”. Lo scrive D.I.Re, Donne in rete contro la violenza. “Non possiamo ignorare che ciò è parte integrante di una cultura di dominio e potere che ha radici profonde nella società. Scaricare la responsabilità su individui isolati, o considerare queste tragedie come patologie individuali, è un tentativo di distogliere l’attenzione dalla radice del problema. In realtà, esse sono figlie e conseguenze di una cultura che normalizza e perpetua la violenza contro le donne.

Non possiamo permetterci di allontanare questo fenomeno, considerandolo qualcosa di estraneo o “altrove”.

Il femminicidio è endemico, persistente e sta diventando sempre più violento.

È un’escalation che richiede azioni reali e concrete di cambiamento. Le istituzioni devono assumersi responsabilità nella lotta contro questa forma di violenza e nell’incoraggiare una società in cui la parità di genere e il rispetto reciproco siano la norma”.

 

 

 

 

Redazione

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