Nel cortile interno dello splendido Palazzo Filiasi, sede dell’Archivio di Stato di Foggia, si è tenuto un interessante convegno sul tema del matriarcato, dall’aspetto storico, mitologico e filosofico al concreto garganico.
Dopo aver introdotto l’argomento con le premesse storico-antropologiche e filosofiche, l’attenzione si è spostata sul microcosmo garganico, che svolge il ruolo di laboratorio di studi non solo antropologici, su questo tema, ma anche di lettura simbolica del mito.
Ed ecco la novità: la narrazione orale e scritta di una leggenda garganica, quella di Uria, con Nunzia ed il re Tauro, diventa un progetto in fieri. Gli artisti ceramisti di Peschici, fratelli Biscotti, realizzano circa 30 statuine che rappresentano i personaggi di questa leggenda e le donano alle ambasciatrici di capitale narrativo e di capitale sociale della SerendipitA3L.
La parola “matriarcato”, però non è da intendersi come società a dominio femminile, ma come società che ha come principio, inizio, il “femminile di Nunzia”, che sarà l’unica superstite donna di un cataclisma generato dalla punizione divina. Dopo di lei e grazie al suo magico gomitolo, secondo la mitologia, nasceranno i paesi circumlacuali e l’attitudine al racconto, che è tipicamente femminile.
Durante il convegno si è analizzata anche la simbologia del toro, che nella civiltà mediterranea rappresenta la forza riproduttiva e generativa del femminile, che la cultura del patriarcato ha sempre cercato di soppiantare.
Ma il filo delle sorti dei cretesi, prima, con il mito di Arianna e il Minotauro, e le sorti dei garganici, dopo, con la leggenda di Nunzia ed il re Tauro, sono tenuti insieme da un arché’ femminile.
La civiltà garganica del neolitico ci conferma che esisteva una sorta di matriarcato, a partire dai resti di una donna con una corona formata da denti di cervo, ritrovata all’interno della grotta Paglicci.
La Sapienza femminile la ritroviamo nelle mani delle donne Garganiche di oggi, che sono in grado di trasformare gli scarti delle ostriche San Michele in opere d’arte, le LuliArt, ma soprattutto nelle famiglie che accolgono chi è in difficoltà, che donano armonia, che contrastano la violenza e che educano i figli al rispetto delle persone, della natura e delle diverse culture.
Le donne garganiche reggono i fili di un grande telaio, da sempre, quello dell’identità, dell’armonia con la natura e con gli altri esseri umani e così esplicano in pieno il loro ruolo di matriarche. Non abbiamo bisogno di supremazia di genere, ma di semi di equità e collaborazione.
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