Flash mob a Roma: “Via il sessismo dai tribunali”

“Uno, due o nove secondi: una violazione della sfera sessuale di una donna è sempre violenza”.

Lo hanno scandito più volte, davanti a Montecitorio, le attiviste di un flash mob contro il sessismo nelle sentenze, in particolare dopo l’assoluzione di un collaboratore scolastico a Roma perché la cosiddetta “palpata breve” sotto i dieci secondi non è stata considerata reato.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Intergruppo della Camera per le Donne, i Diritti e le Pari Opportunità, coordinato da Laura Boldrini, insieme all’associazione Differenza Donna.

Un anno fa l’Italia è stata condannata dal Cedaw (Comitato dell’Onu) per gli stereotipi sessisti nelle sentenze e nel 2021 era stata condannata dalla Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo.

Dal momento che la violenza sulle donne ha anche una matrice culturale, con le parole di alcune sentenze “il rischio è quello della vittimizzazione secondaria, ovvero sminuire la portata degli atti violenti contro le donne e normalizzare la violazione del corpo femminile”,  spiegano gli organizzatori. Con la conseguenza che la donna avrà ancora più paura a denunciare.

“Palpeggiare è molestare e la molestia non è goliardia; dieci secondi sono un abuso sessuale”,

ha detto Laura Boldrini che ha parlato anche di una proposta di legge da portare presto in aula affinché le molestie sessuali siano un reato distinto, riducendone le interpretazioni. Nella proposta si pensa anche di allungare i tempi della denuncia, da uno a tre anni dopo la violenza.

Differenza Donna presenterà ricorso contro la sentenza sulla cosiddetta “palpata breve”:

è “inaccettabile, soprattutto perché la molestia è avvenuta in ambito scolastico, luogo che dovrebbe far sentire al sicuro”, afferma Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna. “Se passa il messaggio della sentenza, chiunque può abusare di una donna nell’impunità più totale”, ha detto dopo il flash mob l’ex presidente della Camera.

Boldrini ha commentato anche il caso Facci: “L’unica cosa che doveva fare la Rai l’ha fatta. Una persona che si è espressa più volte in modo misogino non può lavorare nella tv pubblica”.

E poi anche sul caso La Russa: “Penso sia vergognoso quello che ha fatto il presidente del Senato, incompatibile con la carica. Non ha preso le distanze ma ha difeso il figlio e ha umiliato la ragazza, creando un danno al figlio stesso. Perché se la ragazza era drogata, è un’aggravante”. Lo riporta l’Agenzia Ansa.

 

Redazione

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