La moda che ci fa belle, la migliore versione di noi
È molto revival la moda di questo autunno/inverno che è alle porte solo sul calendario, perché per il resto i ventinove gradi di ieri hanno allontanato da me la vigogna, se mai fosse necessario trovare un motivo.
Mi diletto, in alcune pause, ad osservare i trend del momento, per sapere cosa si deve fare e soprattutto per sapere cosa non farò mai per essere al passo. Che poi, al passo con chi, mi chiedo ogni tanto.
Perché io amo l’eleganza ma non amo la moda, nel senso di “cose che diventano una divisa” niente di unico o particolare ma capi ripetuti in serie, da indossare per sentirsi come gli altri, come se bastasse una gonna lunga di jeans o un pantalone cargo “da portare rigorosamente con i tacchi alti” a vincere insicurezze e superare vulnerabilità.
Amo, lo confesso, il mio concetto di eleganza, che consiste nel prendere spunti e adattarli su di me.
Che ho 54 anni, sfioro il metro e sessanta e grazie ad una buona genetica e con un discreto impegno riesco a mantenere il peso giusto. Giusto per me, ovvio. Che consiste nell’essere a mio agio in questi abiti reali e metaforici che mi piace indossare.
So per certo quindi, raccontandovi queste spigolature di moda, che quest’anno non acquisterò cuissardes, di nessun colore e nessun materiale.
Perché sono più lunghi di me tutta intera, e a meno che io non venga assalita da un furore feticista e decida di lanciarmi sul latex, li lascio volentieri a quelle giovani ragazze che popolano Instagram.
Cercherò stivali da motociclista da portare con gonne ampie e lunghe o con piccoli black dresses che fanno sempre la loro figura e attraversano, leggiadri, epoche più o meno gentili.
E con stivali da motociclista o anfibi fanno per niente sciura e diventano coevi rispetto al tempo in cui viviamo, dove le principesse perdono le scarpette in funzione di un più comodo platform.
Non acquisterò nemmeno blazers strutturati con spalline che quelle degli anni Novanta appaiono delle dilettanti. Non lo farò perché diventare più larga che lunga non collima con le mie idee di proporzioni e nemmeno con quelle della donna Vitruviana, giusto per le pari opportunità.
E scusate se vi pare bodyshaming ma primo, parlo di me e secondo, non lo è affatto.
È scegliere quello che ti fa sentire bene. È comprendere cosa valorizza le tue caratteristiche fisiche e anche non fisiche, che sono esattamente quelle che ti rendono unica e unico. Perché parliamo sempre alle donne, ma in realtà anche gli uomini si vestono. Per fortuna, vorrei dire.
È riconoscere che se è vero che l’apparenza non fa il monaco (e la monaca men che meno) è altrettanto vero che quando ci sentiamo belli diventiamo migliori, se siamo intelligenti.
Più socievoli, più disponibili, più proattivi. Non è una legge universale, ovviamente.
Ma quasi niente lo è, nemmeno la moda. Che possiamo e dobbiamo interpretare ed utilizzare per apparire ed essere, come dicono gli aforismi sui social, la “migliore versione di noi stessi”. Libere e liberi, belle e belli.