Dimissioni lavoratrici mamme raddoppiate in 10 anni
Sempre di più le donne costrette a lasciare il lavoro perché non riescono a conciliare maternità e vita lavorativa, secondo quanto emerge dalla relazione annuale sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri presentate entro i primi tre anni dalla nascita dei figli, presentata martedì 5 dicembre nella sede dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
Oltre 44 mila nel 2022 hanno lasciato il lavoro. Nel complesso le dimissioni convalidate sono state 61.391 con un aumento del 17,1% rispetto al 2021. Nella stragrande maggioranza dei casi sono state presentate da donne.
Causa principale delle dimissioni: la fatica nel tenere insieme l’impiego e il lavoro di cura dei figli, contro il 7,1% dei padri. Per gli uomini, invece, la motivazione principale che li porta a rassegnare le dimissioni è il passaggio a un’altra azienda (78,9%), motivazione che viene indicata solo dal 24% delle lavoratrici donne.
Il 32,2% delle motivazioni relative alle difficoltà di conciliazione tra lavoro e figli riguardano l’assenza di parenti di supporto, l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato come asilo nido o baby-sitter e il mancato accoglimento al nido.
Le motivazioni concernenti le difficoltà di conciliazione dovute all’organizzazione del lavoro o a scelte datoriali, invece, rappresentano il 17,6% del totale delle motivazioni indicate e riguardano condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente conciliabili con le esigenze di cura della prole, distanza dal luogo di lavoro, cambiamento della sede di lavoro, orario di lavoro. Il 37,5% del totale delle motivazioni è connesso altresì al passaggio ad altra azienda.
Il 79,4% dei destinatari delle convalide si colloca nella fascia di età tra i 29 e i 44 anni. Il maggior numero di provvedimenti si riferisce a lavoratori/lavoratrici con un solo figlio (o in attesa del primo figlio), il 58% del totale. Solo nel 32,5% dei casi i provvedimenti riguardano genitori con 2 figli e solo nel 7,5% lavoratori o lavoratrici con più di 2 figli. Il che conferma, come sottolinea l’Inl, che la fascia critica per restare nel mercato del lavoro è quella subito dopo la maternità.