Attualità

Reddito di Libertà, fino a 500 euro al mese per le donne in difficoltà

Il reddito di libertà: un sostegno alle vittime di violenza. Previsti fino a 500 euro per le donne in difficoltà

In un’epoca in cui i diritti delle donne ricevono sempre più attenzione, viene introdotta una nuova misura storica: il “Reddito di Libertà“, contributo economico concepito per sostenere le vittime di violenza.

Dopo un’attesa di oltre un anno, è finalmente stato firmato il decreto che ne stabilisce le modalità di attuazione, del valore di 30 milioni di euro da ripartire nell’arco di tre anni.

Questa misura prevede un aiuto fino a 500 euro al mese, per un massimo di dodici mensilità, e ha come principale obiettivo quello di favorire l’autonomia economica delle donne, percepito come elemento fondamentale nel loro percorso di emancipazione e indipendenza.

Il contributo è destinato a tutte le donne vittime di qualsiasi forma di violenza, a prescindere dalla presenza di figli, che sono seguite dai centri competenti riconosciuti dalle autorità regionali. Ecco il quadro dettagliato della questione.

Gli obiettivi del contributo

La finalità principale di questa misura sarebbe garantire alle beneficiarie la possibilità di assicurare la propria autonomia abitativa e personale, supportando anche il percorso scolastico e formativo dei figli minori, laddove presenti. Un aspetto cruciale è che, come riportato da Il Sole 24 Ore, il decreto offre anche indicazioni su come richiedere l’aiuto all’INPS e specifica le modalità di distribuzione dei fondi su base regionale, tenendo conto del numero di donne residenti nel territorio. A breve, la pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale avvierà la procedura operativa.

Nonostante l’importanza di questa iniziativa, come scritto da Il Corriere, non sono mancate le inevitabili critiche, principalmente per i ritardi accumulati nella sua attuazione. Antonella Veltri, presidente dell’associazione D. i. Re – Donne in Rete contro la violenza, ha sottolineato infatti come il decreto arrivi con estremo ritardo rispetto alle aspettative previste.

Questo sussidio copre diverse spese, tra le quali la formazione (canva.com) – www.statodonna.it

Il cammino per l’emancipazione

Veltri avrebbe dichiarato che “questi fondi sono attesi da quasi un anno dalle donne che ne hanno fatto richiesta”, evidenziando come questo slittamento abbia ostacolato considerevolmente i progetti di libertà di molte donne, costrette a rivedere e riadattare ulteriormente i propri piani. Ha anche segnalato un altrettanto incisivo problema: coloro che avevano già presentato domanda dovranno ripetere l’intera procedura, trovandosi così in ulteriori disagi e complicazioni burocratiche. Veltri ha affermato che “le vite delle donne non possono aspettare”, sottolineando la necessità di interventi celeri e di supporto concreto per chi cerca di ricostruire la propria vita.

Questa misura, però, non si limita a offrire un aiuto economico immediato, ma si propone come uno strumento di sostegno per l’autonomia a lungo termine, aiutando non solo con le spese quotidiane, ma anche nel percorso di formazione e inserimento lavorativo delle vittime, rimarcando la linea seguita da altri sussidi previdenziali. Per quanto segni un importante progresso nella tutela dei diritti delle donne e nella loro sicurezza, affinché questo strumento risulti realmente efficace, è essenziale che la sua attuazione avvenga in modo tempestivo e che le procedure di richiesta ed assegnazione vengano semplificate.

Serena Mancusi

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