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ISTAT: solo il 30% degli imprenditori italiani sono donne, ma il gap cala con l’istruzione

Gli ultimi dati Istat lasciano senza parole: pochissime le donne imprenditrici. Cosa sta succedendo in Italia?

Le donne che decidono di avviare un’attività imprenditoriale devono spesso affrontare maggiori difficoltà rispetto ai colleghi uomini. Uno dei problemi è la difficoltà di accesso al credito e ai finanziamenti, dovuta a pregiudizi e stereotipi di genere.

Un’altra difficoltà comune è la mancanza di supporto e di reti professionali. Le donne imprenditrici possono sentirsi isolate e avere difficoltà a trovare mentori, consigli e opportunità di crescita.

Le donne imprenditrici devono affrontare anche difficoltà legate alla conciliazione tra vita professionale e vita privata. La gestione di un’attività richiede tempo ed energie, e per le donne che hanno anche responsabilità familiari può essere difficile trovare un equilibrio.

Infine, le donne imprenditrici possono essere vittime di discriminazione e pregiudizi di genere. In alcuni settori, le donne sono ancora sottorappresentate e possono essere considerate meno competenti o meno adatte a ruoli di leadership. Cosa dice l’Istat in proposito? Scoprilo ora!

Il gap lavorativo di genere

Il gap lavorativo di genere si riferisce alla differenza nelle condizioni di lavoro tra uomini e donne. Questa disparità può manifestarsi in diversi modi, come differenze salariali a parità di mansioni, minore accesso a posizioni di leadership per le donne, segregazione occupazionale (con uomini e donne che tendono a concentrarsi in lavori diversi), e una maggiore difficoltà per le donne nel conciliare vita professionale e privata.

Il gap di genere nel mondo del lavoro è un problema con radici culturali e sociali profonde. Stereotipi di genere, pregiudizi inconsci e mancanza di politiche aziendali eque possono contribuire a mantenere questa disparità. Le conseguenze del gap di genere sono molteplici, sia a livello individuale (minori opportunità di carriera e guadagno per le donne) che a livello sociale (perdita di talenti e competenze, minore crescita economica). Cosa succede?

Donna che consulta l’orario (Canva Foto) – www.statodonna.it

I dati Istat

In Italia, meno di un imprenditore su tre è donna. Secondo i dati più recenti dell’Istat (relativi al 2021), su oltre 4 milioni e 800 mila imprenditori, le donne rappresentano solo il 30%. Anche se questa percentuale è leggermente aumentata rispetto al 2015, quando era del 29,1%, c’è ancora molta strada da fare per raggiungere una vera parità di genere nel mondo dell’imprenditoria. Le imprenditrici italiane sono mediamente più giovani dei loro colleghi uomini, con un’età media di 49 anni contro i 52. Tra i giovani sotto i 35 anni, la differenza di genere è meno marcata, con una presenza femminile del 37,1%.

La maggior parte delle donne imprenditrici opera nel settore dei servizi, che comprende il 90,7% delle attività femminili contro il 74,9% di quelle maschili. Un dato interessante è che quasi due terzi delle imprenditrici (64,8%) non hanno dipendenti, una percentuale superiore a quella degli uomini (62,4%). Questa caratteristica è più comune tra le giovani imprenditrici sotto i 35 anni (72,8%) e tra quelle che operano nel Nord-Ovest del Paese (68,9%). Un aspetto positivo è che le donne imprenditrici hanno un livello di istruzione più alto rispetto agli uomini: il 34,5% ha un titolo di studio terziario contro il 23,4% degli uomini. La notizia arriva da IoDonna.

Annarita Faggioni

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