Abbiamo deciso di chiudere, addio all’azienda storica: tante famiglie rimaste in mezzo alla via

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Lavoratore sulla strada (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

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La fine di un’impresa simbolo tra delusione, incertezza e vite sospese: chiude una realtà storica nel settore delle telecomunicazioni.

Ci sono notizie che fanno male. Non solo perché parlano di posti di lavoro che spariscono, ma perché toccano qualcosa di più profondo. Quando una realtà ben radicata in un territorio smette di esistere, non se ne va solo un’azienda: se ne va anche un pezzo di storia.

È come se si spegnesse una luce che per anni ha illuminato un’intera comunità, lasciando dietro sé silenzi e punti interrogativi. In una regione come questa, dove l’impresa spesso nasce dal basso e si costruisce passo dopo passo, con passione e fatica, certe chiusure lasciano il segno.

Qui, più che altrove, il lavoro non è solo lavoro: è famiglia, legami, memoria. E quando viene meno, il vuoto che lascia non è solo economico. C’è un senso di spaesamento che si fa davvero fatica a spiegare con le parole.

Il punto è che non sempre bastano competenza e dedizione per restare a galla. Ci sono meccanismi — burocratici, politici, finanziari — che sfuggono al controllo di chi, ogni giorno, fa il suo dovere. E ciò porta ad epiloghi poco piacevoli.

Un epilogo triste

Così succede che anche chi per anni ha tenuto duro, si ritrovi all’improvviso senza certezze. E a farne le spese, quasi sempre, sono le persone. Quelle vere, con nomi e volti, non numeri in un report. E poi c’è il tema delle competenze che si perdono, forse per sempre.

Proprio ora che si parla tanto di digitalizzazione, non valorizzare queste risorse è quasi assurdo. Perché formare dei professionisti richiede tempo, soldi, energie. E una volta che li si lascia andare, non è detto che tornino. O che si riesca davvero a sostituirli.

Lavoratore disperato (Depositphotos foto) - www.statodonna.it
Lavoratore disperato (Depositphotos foto) – www.statodonna.it

Una chiusura che colpisce al centro il settore tecnologico

In questo contesto, tramite Perugia Today arriva la notizia della chiusura definitiva della Cotes, azienda perugina che da più di vent’anni lavorava sulle reti telefoniche e sulla fibra ottica. A dare voce alla situazione è stato Fabrizio Ricci, consigliere regionale di AVS, che ha incontrato i lavoratori rimasti, soltanto 11 ormai, dopo che erano 40 fino a pochi mesi fa. Il 12 maggio è stato l’ultimo giorno: da lì, scatterà la Naspi.

Molti di loro — anzi, la maggior parte — sono ultracinquantenni con un alto livello di specializzazione. Gente che, come ha detto Ricci, non è facile da ricollocare da un giorno all’altro. Eppure proprio adesso, con il PNRR in pieno corso e la trasformazione digitale che avanza, sarebbe fondamentale non perderli. Ricci ha assicurato che qualcosa si muoverà con la Giunta, ma per ora resta solo l’amarezza di vedere sparire una realtà che, fino a poco fa, sembrava inamovibile.