Addio licenziamenti, siete tutti salvi: confermata la Legge Lavoro Sicuro | Potete iniziare a festeggiare

Non ti potranno più licenziare (Canva) - statodonna.it
Per mantenere un posto di lavoro in maniera stabile, è fondamentale sapersi adattare ai cambiamenti del contesto lavorativo. Difatti, le aziende evolvono, modificano strategie e strumenti, e chi vi lavora deve mostrarsi flessibile; pronto, in altre parole, ad aggiornarsi e a ricoprire anche ruoli diversi, da quelli iniziali.
Esser puntuali, rispettare le scadenze, e portare a termine i compiti assegnati con cura, rappresenta infatti una base solida per diventar una figura su cui l’azienda può contare. Non a caso, la costanza nel rendimento è spesso più apprezzata dell’eccezionalità sporadica.
Saper comunicare in modo chiaro, collaborare con i colleghi, e mantenere un atteggiamento positivo, favorisce dunque un buon clima lavorativo, e consolida la propria posizione, all’interno del team.
Per questo, investire nella propria formazione, imparare nuove competenze, e tenersi al passo con le novità del settore, aumenta quindi il proprio valore professionale, e rafforza la stabilità lavorativa.
Licenziamento e obbligo di motivazione
Il datore di lavoro, ha il diritto di interrompere un rapporto lavorativo, ma solo a condizione che la decisione sia motivata in modo chiaro ed esplicito. Licenziare, infatti, un dipendente senza fornire una giustificazione concreta, può compromettere la validità stessa del licenziamento. Motivazione la quale, comunque, non può esser generica o ambigua, ma deve indicare con precisione i fatti che hanno determinato la scelta del datore. Poiché, in caso contrario, il lavoratore non ha strumenti per difendersi, e il giudice non è in grado di verificare la fondatezza del provvedimento.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9544/2025, ha analizzato il caso di un perito assicurativo, titolare di partita IVA, che collaborava con più compagnie, ma traeva il 35% dei suoi guadagni da una sola di esse. E quando questa ha interrotto il rapporto, ha di conseguenza fornito delle motivazioni, ma vaghe. I primi giudici, avevano riconosciuto un rapporto continuativo e non occasionale, stabilendo quindi un’indennità per il lavoratore; mentre la Cassazione, ha sottolineato l’assenza di una motivazione chiara, come elemento determinante per dichiarare il licenziamento illegittimo.

L’importanza di una giustificazione
Secondo la Corte, la mancata indicazione precisa dei fatti che hanno portato al licenziamento, costituisce insomma, una violazione sostanziale, non solo formale. E senza una motivazione concreta, non è possibile garantire, né il diritto alla difesa del lavoratore, né una valutazione obiettiva, da parte del giudice. Pertanto, un licenziamento senza motivo specifico è da considerarsi ingiusto.
In simili circostanze, il lavoratore ha perciò il diritto non solo a un risarcimento, ma anche alla reintegra attenuata, prevista dallo Statuto dei Lavoratori. E questo vale per aziende con oltre 15 dipendenti nella stessa sede produttiva o Comune, o con più di 60 dipendenti complessivi. Motivo per cui, il dipendente dovrà esser riassunto, e avrà dunque diritto a un’indennità, calcolata sullo stipendio perso dal licenziamento al reintegro, fino a un massimo di 12 mensilità.