“Vietato entrare nel nostro Paese”: vi lasciano fuori, sono affari vostri poi | Diventato come una fortezza

Donald Trump (screenshot @realdonaldtrump/ Instagram) - www.statodonna.it
Una nuova e controversa misura impedisce l’ingresso ai cittadini di diverse nazioni, chi si trova all’estero rischia di non rientrare.
L’introduzione di un nuovo divieto di viaggio sta generando un’onda di preoccupazione e dibattito a livello internazionale. Questa iniziativa, con le sue implicazioni, tocca profondamente il diritto alla libera circolazione.
La direttiva impedisce l’accesso a persone provenienti da un certo numero di Paesi, un’azione che si inserisce in un quadro di politiche sempre più restrittive. Si tratta di una mossa che ridefinisce i confini e le regole di accesso.
Per coloro che si trovano in vacanza o per motivi di lavoro fuori dalla propria nazione, questa normativa può trasformarsi in un vero e proprio dramma. Il rientro in patria, infatti, diventa improvvisamente precluso, lasciando molte persone in una situazione di incertezza e difficoltà.
Il divieto, inoltre, impone restrizioni anche a cittadini di altre nazioni, rafforzando l’immagine di un sistema di accesso sempre più controllato, trasformando il Paese in una vera e propria fortezza.
Il nuovo “travel ban” dell’amministrazione Trump
È entrato in vigore il nuovo “travel ban” voluto dall’amministrazione Trump, che impedisce ai cittadini di dodici nazioni l’ingresso negli Stati Uniti. Le nazioni colpite da questo divieto totale sono: Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. A queste si aggiunge un divieto parziale per i viaggiatori provenienti da: Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela. Per questi ultimi, a determinate condizioni, saranno comunque consentiti visti lavorativi temporanei. Il divieto non si applica ai diplomatici e agli atleti che parteciperanno ai Mondiali del 2026 (ospitati da USA, Canada e Messico) o alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028.
La misura rientra nel quadro della più ampia lotta di Trump all’immigrazione illegale e potrebbe essere estesa a nuovi Paesi. Le motivazioni addotte includono l’assenza di autorità centrali “competenti” per il rilascio di passaporti (Afghanistan, Libia, Sudan, Somalia, Yemen), la qualifica di “stato sponsor del terrorismo” (Iran), o una “probabilità superiore alla media che le persone rimanessero oltre la scadenza del visto” per le restanti nazioni. Trump ha citato l’attentato di Boulder, in Colorado, come esempio dei pericoli derivanti dall’ingresso di cittadini stranieri non adeguatamente controllati o che superano la scadenza del visto.

Critiche e preoccupazioni a livello internazionale
La misura ha sollevato forti critiche a livello internazionale e nazionale. Volker Turk, Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha affermato che “la natura ampia e radicale del nuovo divieto di viaggio solleva preoccupazioni dal punto di vista del diritto internazionale”.
Anche i parlamentari democratici statunitensi e i funzionari eletti hanno definito il divieto “draconiano” e “incostituzionale”. La deputata iraniano-americana Yassamin Ansari ha espresso il suo dolore e ha promesso di “combattere questo divieto con tutte le nostre forze”, richiamando le esperienze passate della sua famiglia con simili divieti.