Allerta Whatsapp, “255 milioni di euro di multa” | Non c’è scampo, le autorità hanno preso la durissima decisione

La multa del secolo! (canva.com) - www.statodonna.it
Un avvenimento senza precedenti scuote uno dei giganti digitali: le ripercussioni possono essere devastanti.
Negli ultimi tempi, la protezione dei dati personali è emersa come uno dei temi più sensibili nelle politiche europee, a causa del massiccio proliferare di questi nella rete.
Il Regolamento generale sulla protezione dei dati, conosciuto come GDPR, è entrato in vigore nel 2018 e ha segnato un cambiamento significativo per tutti i soggetti operanti nel digitale.
Grazie a questo importante riferimento normativo si sono imposte regole rigorose e punizioni severe a chi infrange i principi di chiarezza e correttezza nella gestione delle informazioni.
Mentre le grandi aziende del settore internet sono state frequentemente accusate di eludere tali normative, recentemente le autorità di controllo hanno mostrato un maggiore impegno nell’assicurare l’osservanza delle stesse.
La multa dei record
Tra queste, il Commissario per la Protezione dei Dati irlandese ha fatto notizia per le azioni intraprese contro uno dei più noti servizi di messaggistica: WhatsApp. La sanzione record, dovuta alla scarsa trasparenza verso gli utenti, ha riacceso l’attenzione sull’uso e la diffusione dei dati tra diverse piattaforme. La multa di 225 milioni di euro inflitta all’azienda ad agosto 2021 è una delle più elevate mai stabilite a favore di una Big Tech europea.
Come riportato da Cybersecurity360, questa sanzione è frutto di un approfondito procedimento iniziato a dicembre 2018, anno stesso della divulgazione del GDPR. L’indagine ha riguardato l’inefficienza di WhatsApp nel garantire una comunicazione chiara agli utenti — sia a quelli registrati che a quelli non registrati — su come i loro dati personali venissero condivisi con altre entità del gruppo Facebook.

La questione della privacy
“Spesso, a favore dell’efficienza dei processi, viene sacrificato il diritto degli individui a conoscere e a gestire i propri dati in modo lecito,” ha commentato Anna Cataleta, Senior Partner di P4I – Partners4Innovation. La multa è stata riconsiderata dopo che otto autorità di protezione dati europee hanno presentato contestazioni sul progetto originale dell’Irlanda, costringendo l’EDPB a intervenire con una decisione che vincola. Questa sanzione ci dà quindi un esempio di come i meccanismi di collaborazione previsti dal GDPR possano svolgere un ruolo cruciale nel contrasto agli abusi sui dati personali da parte delle Big Tech.
Inoltre, riporta la fonte, Max Schrems, attivista noto per le questioni legate alla privacy e fondatore dell’organizzazione noyb, ha accolto con favore la decisione, espresso però dubbi sui tempi necessari per l’applicazione. “WhatsApp certamente presenterà ricorso contro questa decisione. Nel sistema legale irlandese, questo comporta che ci vorranno anni prima che qualsiasi multa venga realmente saldata”, ha affermato, aggiungendo: “Sarà molto interessante osservare se il DPC garantirà il pieno sostegno a questa decisione, visto che è stato sostanzialmente costretto a adottarla dalle sue controparti europee”.