Riforma pensioni, “Vi diamo 3 anni insieme”: cittadini potete iniziare a festeggiare | Intascate soldi veri così

Pensioni 3 anni insieme (Canva foto) - www.statodonna.it
La Consulta torna a pronunciarsi: possibile una svolta per migliaia di pensionati italiani penalizzati negli ultimi anni.
In certi casi, tre anni possono fare la differenza. Soprattutto quando si parla di pensioni e di somme che, mese dopo mese, finiscono per incidere concretamente sulla vita di chi le percepisce.
In molti, da tempo, lamentano una gestione poco equa della rivalutazione degli assegni, soprattutto in relazione al caro vita degli ultimi anni. Ma ora, una nuova strada potrebbe riaprirsi, e non si tratta solo di numeri su carta.
C’è chi, dopo aver lavorato per decenni, si è trovato a fare i conti con una rivalutazione del tutto insufficiente rispetto all’inflazione reale. E non parliamo solo di trattamenti minimi: anche pensioni più alte hanno subito tagli considerevoli, senza alcuna progressività.
Non una semplice sfortuna contabile, ma un criterio che ora viene nuovamente messo in discussione. Le proteste sono già cominciate, ma la vera partita si gioca in sede costituzionale.
Una novità inaspettata dopo anni
Negli ultimi mesi, qualcosa è cambiato. Le modalità con cui il governo ha adeguato le pensioni nel 2024 sembrano meno penalizzanti. Tuttavia, restano aperti molti conti in sospeso con il passato recente, in particolare con il biennio 2022-2023. È proprio questo periodo ad alimentare le maggiori tensioni e aspettative, perché è lì che si concentrano le richieste di giustizia da parte di molti cittadini.
Chi ha avuto accesso a trattamenti sopra le quattro volte il minimo si è visto applicare tagli percentuali sull’intero importo, senza alcun rispetto per il principio degli scaglioni. Una misura che ha fatto discutere e che ora torna ad attirare l’attenzione di chi è chiamato a valutare se sia stata o meno una violazione costituzionale. La nuova decisione della Consulta potrebbe cambiare tutto.

Una nuova analisi della consulta riapre i giochi
Come riporta Investire Oggi, sarà la Corte Costituzionale a dover nuovamente pronunciarsi sulla legittimità della rivalutazione delle pensioni per il biennio 2022-2023. Il ricorso, sollevato dal Tribunale di Trento, contesta l’applicazione uniforme dei tagli, senza progressività, anche per le pensioni più elevate. A differenza del verdetto precedente, stavolta il nodo centrale non è tanto la cifra ridotta, ma il metodo con cui è stato calcolato il taglio.
Il nuovo procedimento potrebbe aprire la strada a richieste di rimborso per le somme non corrisposte negli anni scorsi. Se la Consulta dovesse riconoscere come incostituzionale il criterio applicato, i pensionati penalizzati potrebbero avere diritto a recuperare gli importi decurtati. In sostanza, si tratterebbe di un vero e proprio risarcimento per i tre anni in cui gli aumenti legati all’inflazione non sono stati riconosciuti in modo pieno. La decisione definitiva è attesa nei prossimi mesi.