Autostrada, non passare su questa per nessun motivo: ti aspetta al casello per distruggerti | Migliaia di italiani annientati per questo

Evita queste strade per non pagare il pedaggio (Freepik Foto) - www.statodonna.it
C’è un rumore che attraversa l’Italia da nord a sud, ma non è il vento tra i cipressi né il solito borbottare del traffico del lunedì mattina.
È un suono più difficile da afferrare: quello delle cifre che si aggiornano in silenzio, dei numeri che cambiano senza bussare. Gli effetti si avvertono solo dopo, come le scosse di un terremoto lontano che arriva in ritardo, ma scuote comunque.
In un Paese dove le stagioni sembrano scorrere al ritmo dei bollettini economici, c’è sempre qualcosa che sale. A volte il termometro, spesso l’affitto, quasi sempre i costi fissi. E mentre si discute del prezzo del caffè o dell’ennesimo aumento della spesa settimanale, ci sono altri cambiamenti che agiscono sotto traccia. Non si vedono, ma mordono.
Il viaggiatore italiano è un equilibrista tra nostalgia e necessità, tra il desiderio di partire e il bisogno di arrivare in tempo. Ogni tragitto è una piccola odissea, un salto tra caselli, cartelli e curve familiari. Eppure anche questo rito moderno può essere scosso da forze invisibili ma ben calcolate, come una mano che cambia le regole mentre stai già giocando.
È proprio in questi interstizi che si annidano le vere sorprese. Quelle che non fanno rumore, ma lasciano il segno. A chi parte presto, a chi torna tardi, a chi la strada la conosce a memoria, ma non si aspetta mai che la corsia più costosa sia quella invisibile: quella dei rincari.
Nessuna sirena, solo numeri
Dal 1° gennaio 2025, è cambiata la geografia silenziosa dei costi autostradali. Non ci sono stati annunci in pompa magna né campane a festa, ma il nuovo anno ha portato con sé un discreto aggiornamento dei pedaggi su tratte molto frequentate. I rincari riguardano soprattutto le autostrade gestite da Autostrade per l’Italia e dalla Napoli-Pompei-Salerno, con percentuali che sembrano gentili, ma che in realtà sommano abbastanza da farsi notare.
Per dirla senza giri di parole: +1,80% sulle tratte ASPI, +1,677% su quella campana. Numeri sobri, ma quando si parla di chilometri e viaggi quotidiani, anche le briciole diventano molliche grosse. Il classico Milano-Napoli sale a 67,30 euro, il Milano-Genova a 17,80, e il Bologna-Taranto tocca quota 56,30 euro. A prima vista nulla di drammatico — ma moltiplica per una settimana, per un mese, per un’azienda logistica. E il conto inizia a somigliare a un abbonamento a sorpresa.

Tratte sotto osservazione e portafogli sotto pressione
Non si tratta solo di numeri, ma di percorsi vitali: arterie che tengono unito il Paese e che ora costano un po’ di più. Tra le tratte interessate figurano veri e propri nomi da Gran Tour autostradale: A1, A4, A14, A7, fino alle più tortuose ma frequentate A12, A16, A26. Sono i corridoi dove scorrono pendolari, turisti, trasportatori, studenti, famiglie, sogni e furgoni bianchi.
Le conseguenze? Un effetto domino potenzialmente esplosivo. Non solo per chi viaggia per scelta o necessità, ma anche per il prezzo finale dei prodotti che ci arrivano in tavola, nei negozi, nei magazzini. Un aumento che si mimetizza tra gli scontrini e che si accumula come sabbia nel fondo delle tasche. Piccoli granelli che, mese dopo mese, possono diventare una duna.