Agenzia delle entrate, “Addio prescrizione dei debiti”: li dovete pagare tutti

Uomo disperato per le spese (Depositphotos foto) - www.statodonna.it
Una recente sentenza della Cassazione cambia le regole del gioco sulle cartelle esattoriali “prescritte”, ecco cosa sapere.
Quando si parla di cartelle esattoriali, la reazione più comune è una sola: panico. O almeno un po’ di preoccupazione. Del resto, ricevere una comunicazione dall’Agenzia delle Entrate non è mai una passeggiata, soprattutto se si tratta di recuperare un debito che magari uno nemmeno ricordava più di avere. Questi documenti arrivano spesso come un fulmine a ciel sereno, con importi, scadenze e termini da rispettare… e chi ci capisce qualcosa?
Un altro passaggio che sfugge a molti è quello dell’intimazione di pagamento, che non è la stessa cosa della cartella. Si tratta di una sorta di “avvertimento finale”, che arriva quando il pagamento non è stato fatto nei tempi, e l’ente è pronto a passare alle maniere forti. Il problema è che arriva magari anni dopo la cartella originale, quindi uno pensa che sia acqua passata — ma no, purtroppo non lo è.
A complicare tutto c’è il fatto che spesso passano davvero tanti anni tra una notifica e l’altra. E allora uno si rilassa, pensa che tutto sia finito, che ormai sia troppo tardi per riscuotere. Invece no. Il Fisco, si sa, ha tempi tutti suoi. E anche quando sembra essersi dimenticato di te, potrebbe tornare alla carica, con le carte in regola per farlo.
Ecco, in questo marasma di norme, date e atti che sembrano scritti in codice, c’è un dettaglio che rischia di passare inosservato. Eppure è proprio quel dettaglio che, ora, cambia tutto. Una recente decisione della Cassazione ha riscritto le regole, e la questione delle cartelle “vecchie” non è più così semplice da chiudere.
Una sentenza che può cambiare le sorti di molti
Le conseguenze toccano persone comuni, magari convinte di aver archiviato il passato fiscale e che invece ora rischiano di dover pagare lo stesso. Basta aver ignorato questo dettaglio — magari arrivato anni dopo — per perdere tutto il margine di difesa.
Finisce così anche la vecchia idea che fosse impugnabile solo “se uno voleva”. No. Ora va fatto per forza. Subito. Altrimenti, il debito ritorna a galla, e diventa esigibile, come se non fosse mai passato tempo. (O meglio: come se il tempo non contasse più). Una svolta silenziosa, ma enorme, che obbliga chiunque abbia vecchie pendenze a stare all’erta — e a leggere bene ogni busta che arriva.

Una nuova regola che nessuno si aspettava
Come riporta Brocardi.it, la Corte di Cassazione, con una sentenza pubblicata da poco (la n. 20476/2025), ha messo nero su bianco un principio che spiazza parecchi contribuenti. In pratica, ha detto che l’intimazione di pagamento va contestata subito, anche se il debito — all’apparenza — era ormai prescritto. Non è un semplice promemoria, come si poteva pensare, ma un vero atto che può riattivare tutto.
E se il contribuente non si muove in fretta, beh… addio difesa. Se non presenti ricorso entro 60 giorni, il debito diventa definitivo. Non conta più se era prescritto o se la cartella originaria aveva problemi — tipo una notifica fatta male o inviata all’indirizzo sbagliato. Nulla. Tutto viene considerato “sanato”. È come se avessi detto “va bene così”, anche senza parlare.