CANNABIS LEGALIZZATA, arriva la sentenza storica: “Non è reato” | Da oggi puoi coltivarla, venderla e comprarla

Cannabis legalizzata, ecco come funziona ora (Freepik Foto) - www.statodonna.it
Da anni il tema della cannabis light anima il dibattito pubblico italiano, tra spinte verso la liberalizzazione e tentativi di proibirla.
Una pianta che, con le sue mille sfumature, continua a rappresentare un terreno di confronto tra politica, economia e società. I suoi molteplici usi, sia benefici a livello clinico che stupefacenti, la rendono controversa e complessa da gestire.
La distinzione tra cannabis a basso contenuto di THC e sostanze stupefacenti vere e proprie è al centro di molte discussioni, non solo per questioni legali, ma anche per l’impatto sul mercato e per le aspettative dei consumatori. Il nodo riguarda sempre la percentuale di tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva che segna il confine tra legalità e illegalità.
In questo scenario, i piccoli produttori e i rivenditori hanno spesso dovuto fare i conti con interpretazioni divergenti e norme altalenanti, che hanno generato incertezza e preoccupazioni sul futuro del settore. Ogni nuova legge o provvedimento ha riacceso dubbi sulla reale stabilità del quadro normativo.
Oggi, però, un passaggio cruciale è arrivato da Trento, dove la Magistratura ha chiarito ancora una volta i confini della legalità, riportando la questione su un terreno di maggiore certezza giuridica.
La decisione del Tribunale di Trento
Con un’ordinanza depositata il 5 settembre 2025, il Tribunale di Trento ha stabilito che coltivare e vendere cannabis light in Italia resta legale, purché il contenuto di THC non superi lo 0,6% e non vi sia efficacia drogante. La giudice Enrica Poli ha respinto il ricorso presentato da due associazioni di produttori contro l’articolo 18 del cosiddetto decreto sicurezza, chiarendo che il divieto introdotto dalla norma non può essere applicato in contrasto con i principi già fissati dalla Cassazione nel 2019.
Il tribunale ha infatti ricordato che la commercializzazione delle infiorescenze di canapa non costituisce reato, se il prodotto non ha effetti psicotropi. Secondo quanto riportato da GreenMe (Francesca Biagioli, 11/09/2025), la decisione non solo mantiene intatto l’impianto normativo esistente, ma restituisce fiducia a migliaia di operatori della filiera che temevano conseguenze penali per un’attività fino a oggi praticata nel rispetto delle regole.

Il nodo europeo e i precedenti italiani
Un punto chiave emerso dall’ordinanza riguarda anche il diritto europeo. Non è possibile, infatti, vietare alcune parti della pianta (come le infiorescenze), lasciando liberi semi e fibre senza una giustificazione basata su effettive ragioni di salute pubblica. Gli attuali dati scientifici confermano che la cannabis con THC inferiore allo 0,3% non presenta rischi per la salute, e dunque un divieto generalizzato non sarebbe proporzionato, né coerente con le regole comunitarie.
Il pronunciamento del Tribunale di Trento si inserisce in una lunga serie di passaggi giurisprudenziali: dalla legge del 2016 che riconosceva la legalità della canapa industriale certificata, fino alla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 2019 che stabiliva l’assenza di reato nella vendita di infiorescenze prive di efficacia drogante. Come sottolinea GreenMe, l’ordinanza del 2025 non rappresenta una rivoluzione normativa, ma piuttosto una conferma di continuità, fondamentale per garantire stabilità al settore.