VIETATA la CARNE: se vivi qui puoi dirle addio | Illegale dal 1 settembre: oltre alle maxi multe scattano anche le manette

Carne vietata in Texas (Canva foto) - www.statodonna.it
Addio alla carne, potrai vederla solo in foto. Ora scatta il divieto: cosa accade dal 1° settembre e cosa si rischia.
Negli ultimi anni la carne coltivata è diventata uno degli argomenti più discussi quando si parla di futuro del cibo. In Italia, c’è chi la vede come un’opportunità per ridurre l’impatto ambientale e chi, invece, la considera una minaccia per l’agricoltura e la tradizione.
Anche negli Stati Uniti il dibattito è acceso. Alcuni Stati hanno iniziato a muoversi con decisioni drastiche, mentre altri osservano e aspettano. In gioco non ci sono solo interessi economici, ma anche identità culturali e abitudini alimentari radicate. Non sorprende che le scelte politiche abbiano acceso polemiche tra produttori, ristoratori e consumatori.
Al centro di queste decisioni ci sono due visioni opposte. Da un lato chi vuole difendere l’allevamento tradizionale, con il suo peso storico e sociale. Dall’altro, chi guarda alla carne da laboratorio come a un alleato per innovare e garantire nuove possibilità a chi desidera alternative alla carne convenzionale. Una frattura che sembra destinata ad allargarsi.
E ora, la questione è esplosa in uno Stato simbolo dell’allevamento, dove dal 1° settembre è entrata in vigore una legge che non solo cambia le regole del mercato, ma ha già innescato una battaglia legale destinata a far parlare a lungo.
Un divieto che scuote l’industria alimentare
Il cuore della vicenda è la Senate Bill 261, approvata in Texas. La norma vieta per due anni la produzione e la vendita di carne coltivata, prevedendo multe salate e persino sanzioni penali per chi non la rispetta. Secondo Sid Miller, commissario all’agricoltura, il provvedimento serve a difendere gli allevatori e a proteggere i consumatori dalla cosiddetta “carne sintetica”.
Le conseguenze sono state immediate. Ad Austin, ad esempio, il ristorante di lusso OTOKO aveva inserito nel menù il salmone coltivato di Wildtype, un’attrazione unica per i clienti curiosi. Con la nuova legge, quell’esperimento gastronomico è stato costretto a chiudere i battenti, segno concreto di quanto il divieto abbia impattato nella vita reale.

La battaglia legale contro la Senate Bill 261
Le aziende non sono rimaste a guardare. UPSIDE Foods e Wildtype, due dei nomi più forti nel settore, hanno deciso di citare lo Stato in tribunale. Con il supporto dell’Institute for Justice, sostengono che la legge sia incostituzionale: dietro la facciata della tutela dei consumatori ci sarebbe in realtà la volontà di proteggere l’industria zootecnica dalla concorrenza.
Come racconta Green Me, la protesta delle aziende si concentra soprattutto sulla libertà di scelta. “Crediamo che gli americani debbano avere la libertà di scegliere cosa mangiare”, ha dichiarato Justin Kolbeck, co-fondatore di Wildtype. La causa federale ora in corso potrebbe diventare un precedente importante, capace di influenzare non solo altri Stati americani, ma anche i Paesi che stanno pensando di seguire la stessa strada.