Allarme sanitario: la FRUTTA di BIANCANEVE è in tutti i supermercati | Basta un morso e il pesticida entra in circolo

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Frutta e pericoli (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

Frutta e pericoli (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

Dietro l’aspetto invitante della frutta che troviamo ogni giorno nei supermercati, si nasconde una realtà poco conosciuta.

C’è qualcosa di rassicurante nel gesto di mettere nel carrello vari tipi di frutta. La frutta ci dà l’idea di natura, salute, freschezza. È colorata, profumata, bella da vedere e buona da mangiare. Ma a volte, dietro quella superficie così perfetta, si nasconde una storia che nessuno racconta.

Negli ultimi anni il legame tra alimentazione e benessere è diventato centrale nella vita quotidiana. Si cercano etichette pulite, si evita il “troppo lavorato”, si punta su ingredienti semplici. E tra tutti, la frutta resta uno degli alimenti più idealizzati: quasi immune da sospetti. Ma è davvero così naturale come sembra?

Sempre più persone iniziano a farsi domande su ciò che acquistano. Da dove viene questo frutto? Come è stato coltivato? Cosa contiene davvero? Domande legittime, che però non sempre trovano risposte immediate. Soprattutto quando si parla di ciò che non si vede, che non si legge in etichetta, ma che può fare comunque la differenza.

A rendere il tutto più complicato c’è la fiducia — forse troppa — nel “si è sempre fatto così”. Per molti, acquistare frutta è un gesto istintivo, come prendere il pane o una bottiglia d’acqua. Ma non sempre quello che mettiamo nel cestino è così semplice da decifrare. E la questione, a ben guardare, è tutt’altro che secondaria.

Una certezza solo apparente

Un lettore ha scritto a Il Fatto Alimentare, chiedendo se scegliere frutta biologica possa essere una buona scusa per evitare di sbucciarla. Il sito ha così pubblicato la risposta di Roberto Pinton, esperto nel settore delle produzioni alimentari, che ha colto l’occasione per chiarire un punto fondamentale: l’idea che si possa “rimuovere” il rischio è spesso illusoria.

Pinton spiega che molti dei fitofarmaci oggi utilizzati, tra cui anche insetticidi e neonicotinoidi, non restano in superficie, ma hanno un effetto sistemico. Questo significa che non agiscono solo per contatto — e quindi non possono essere rimossi semplicemente — ma penetrano nel sistema vascolare della pianta, raggiungendo ogni parte del frutto. Ma questo che significa?

Mele (Pixabay foto) - www.statodonna.it
Mele (Pixabay foto) – www.statodonna.it

Quello che c’è dentro non va via

Tra le sostanze citate c’è anche il Sulfoxaflor, un insetticida il cui utilizzo in Europa è permesso solo in serre permanenti per proteggere gli insetti impollinatori. Eppure, in Italia, il Ministero della Salute ne ha autorizzato l’uso in deroga su numerosi frutti comuni: melo, pesco, pero, melone, zucchino, anguria e altri ancora. Una scelta che apre interrogativi non da poco.

Il problema, sottolinea ancora Pinton, è che questi principi attivi si diffondono in tutta la pianta: “Essendo presenti in tutti i tessuti, il lavaggio ha solo un’utilità igienica, ma è del tutto inutile al fine di eliminare i residui”. Anche sbucciare non risolve nulla. E no, nemmeno l’Amuchina o il bicarbonato possono fare qualcosa: “Non proteggono da inquinanti di tipo chimico”, specifica l’etichetta stessa. Perciò, lavare il frutto o togliere la buccia non risolve il problema.