Chirurgia estetica, da oggi PAGA LO STATO: diventare belli non è mai stato così facile ed economico | Non ci sono più scuse

La chirurgia estetica si amplia, ecco chi può avere accesso (Freepik Foto) - www.statodonna.it
Per molti, la chirurgia estetica è sempre stata un lusso, un investimento personale destinato a chi può permetterselo.
Ma le regole stanno cambiando, e ciò che prima sembrava un privilegio riservato a pochi oggi può diventare accessibile in modi inattesi. Si amplia, dunque, la platea di possibili pazienti degli studi estetici.
Non si tratta solo di soldi, ma di riconoscere che la medicina estetica non è sempre finalizzata al semplice abbellimento: esistono casi in cui gli interventi servono a ripristinare il benessere fisico o psicologico del paziente, trasformando un trattamento estetico in una vera e propria prestazione sanitaria.
L’impatto di questa distinzione è enorme, perché apre la porta a benefici fiscali significativi. Ciò che una volta veniva percepito come un costo interamente a carico del paziente ora può essere parzialmente sostenuto dallo Stato, a condizione che venga documentata la finalità terapeutica dell’intervento, come chiarito da SkinChannel (2025).
Ed è proprio in questa zona grigia tra estetica e terapia che si inserisce la nuova normativa, capace di cambiare radicalmente il rapporto tra cittadini e medicina estetica.
Cambiamenti importanti e opportunità imperdibili
Secondo la recente risoluzione dell’Agenzia delle Entrate riportata da SkinChannel, l’esenzione dall’IVA si applica alle prestazioni di medicina e chirurgia estetica solo se hanno uno scopo terapeutico, documentato da un’attestazione medica. La legge italiana stabilisce che queste prestazioni devono mirare a diagnosticare, curare o mantenere la salute, includendo anche il benessere psico-fisico del paziente.
La normativa chiarisce inoltre che non serve una malattia conclamata: trattamenti preventivi o profilattici eseguiti su persone in buona salute possono comunque rientrare nell’esenzione, a patto che vi sia una valutazione medica a sostegno della finalità terapeutica. In sostanza, l’attenzione non è rivolta solo all’estetica, ma alla reale utilità per il paziente, fisica o psicologica.

Chi può certificare lo scopo terapeutico
La stessa risorsa evidenzia che l’attestazione medica può essere rilasciata dal medico che esegue l’intervento, o da un altro professionista qualificato. Ciò che conta è che emerga chiaramente il legame tra la patologia del paziente e la prestazione estetica, documentando come l’intervento costituisca un rimedio terapeutico o diagnostico raccomandato.
È fondamentale ricordare che la valutazione della finalità terapeutica non si basa sulla convinzione soggettiva del paziente, ma su constatazioni mediche oggettive. L’attestazione deve essere redatta prima dell’intervento, garantendo che ogni esenzione sia supportata da motivazioni cliniche reali. Un’eccezione riguarda i medici anestesisti, per i quali l’esenzione è sempre applicabile durante interventi estetici, poiché la loro prestazione tutela direttamente le condizioni vitali del paziente. Questa novità rende gli interventi estetici più accessibili e introduce un principio interessante: la bellezza può avere una dimensione terapeutica e, quando lo scopo è reale, lo Stato ne riconosce il valore. Pazienti e professionisti devono però prestare attenzione alla corretta documentazione e alle procedure previste, perché la distinzione tra estetico e terapeutico resta fondamentale.