Pensione, ASSEGNO DA FAME per questi lavoratori: dovranno campare con 200 euro al mese | L’INPS issa bandiera bianca

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Anziano triste (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

Anziano triste (Depositphotos foto) - www.statodonna.it

Sempre più lavoratori rischiano la povertà in pensione: l’allarme Inps svela cifre drammatiche per un’intera categoria dimenticata.

In Italia ci sono lavori che, pur essendo fondamentali per tante famiglie, finiscono spesso nell’ombra. E non si parla solo di mancanza di riconoscimenti, ma proprio di diritti veri e propri. C’è chi lavora per una vita intera e poi si ritrova con una pensione… minima, per non dire inesistente. Una situazione che rischia di trasformarsi in emergenza sociale, perché non si tratta di casi isolati.

Il nodo è sempre lo stesso. In certi ambiti è quasi la norma, più che l’eccezione, e questo ha un effetto diretto non solo sul presente, ma anche su ciò che succede dopo. E il risultato? Una pensione che, quando c’è, è più simbolica che utile.

Il problema vero è che parliamo di lavori pesanti, spesso svolti da persone che si fanno carico di responsabilità enormi, anche emotive. Eppure, nonostante l’impegno e le ore spese, il futuro resta un punto interrogativo.

Ecco, il punto è proprio questo: non è solo una questione di soldi, ma di dignità. Arrivare a fine carriera con pochi spicci, dopo anni di lavoro, è qualcosa che mette in discussione tutto il sistema. Si rischia di finire a carico della famiglia o, peggio, di dover dipendere dagli aiuti pubblici per sopravvivere. È uno scenario che, purtroppo, tocca moltissime persone.

Assegni bassissimi

Come riporta Money.it, durante un recente evento l’Inps ha lanciato un allarme pesantissimo: ci sono persone che oggi vanno in pensione con appena 200 o 300 euro al mese. Non è un errore di battitura, è la realtà. Ed è un problema enorme.

La consigliera Inps, Maria Luisa Gnecchi, ha detto chiaro e tondo che il rischio è che la situazione peggiori ancora, perché la quota calcolata con il sistema contributivo aumenterà sempre di più. E senza versamenti regolari, addio pensione. Risultato? Una fetta di popolazione che diventa dipendente dall’assistenza pubblica, come l’Ape Sociale. L’unica vera soluzione, almeno per ora, resta quella di spingere sulle regolarizzazioni. Ma servono incentivi concreti.

Portafoglio vuoto (Pexels foto) - www.statodonna.it
Portafoglio vuoto (Pexels foto) – www.statodonna.it

Un’immagine che parla da sola

Nel corso di un evento organizzato dall’Inps dal titolo “Il lavoro domestico in Italia, una risorsa strategica per il welfare e l’economia”, sono venuti fuori dei numeri che fanno riflettere. Colf, badanti, donne (in stragrande maggioranza), italiane e straniere, sono tra le più penalizzate sul fronte previdenziale.

I dati parlano chiaro: stipendi medi attorno ai 7.800 euro l’anno e carriere piene di buchi contributivi. A questo si aggiunge un calo costante di rapporti regolarizzati, segno che qualcosa nel sistema continua a non funzionare. Nonostante i tentativi di emersione del lavoro nero fatti negli anni — pandemia compresa — il trend è tornato negativo.