Conclamato, il tuo SMARTPHONE TI SPIA 24 ore su 24: ecco come fa a sapere cosa pensi, con chi sei e cosa vuoi | È terrificante

Smartphone e pericoli (Depositphotos foto) - www.statodonna.it
Il tuo telefono sa più di quanto pensi: ecco perché dovresti iniziare a preoccuparti, anche se non lo senti.
Ormai lo diamo per scontato: lo smartphone è con noi sempre, ovunque. Ma in mezzo a tutte le comodità che ci offre, c’è una domanda che ogni tanto riaffiora: quanto ci sta davvero osservando? O meglio, quanto lo lasciamo fare senza rendercene conto?
La verità è che tutti, almeno una volta, abbiamo avuto quella sensazione fastidiosa: parlare con un amico di un prodotto e poi… puff! Ce lo ritroviamo davanti in un annuncio, magari proprio sui social. Coincidenza? Boh, forse. Ma capita troppo spesso per essere solo un caso.
Ci fidiamo della tecnologia, e a volte un po’ troppo. Siamo lì che scrolliamo, facciamo acquisti, mettiamo like, senza pensare a cosa stiamo lasciando dietro. Tutto viene registrato, incrociato, profilato. C’è un algoritmo che studia ogni nostro passo per predire cosa vogliamo, ancor prima che lo sappiamo noi. E spesso ci riesce pure.
E quindi, la domanda vera è: fino a che punto arriva questa conoscenza? C’è un confine, o semplicemente ci siamo abituati a non vederlo più? La differenza tra “mi aiuta” e “mi controlla” sta tutta lì. E più ci abituiamo alla comodità, meno notiamo quanto ci stia davvero costando in termini di privacy.
Cosa succede dietro lo schermo del telefono
Come riporta Borderline24, non si tratta proprio di “spionaggio” — almeno non nel senso classico — ma di una capacità incredibile di leggere tra le righe. Le pubblicità non arrivano per magia, arrivano perché ogni nostra azione online lascia una traccia. E quelle tracce vengono collezionate, analizzate, usate.
Non servono microspie o registrazioni 24 ore su 24. Basta sapere cosa abbiamo cercato ieri, dove abbiamo cliccato oggi, con chi interagiamo, e puff: ecco apparire l’annuncio perfetto al momento perfetto. Tutto sembra predestinato, quando in realtà è semplicemente super-calcolato. E a volte le app, soprattutto quelle social, hanno effettivamente accesso al microfono. Tecnicamente non dovrebbero usarlo sempre, ma… beh, chi può dirlo con certezza? E cosa si può fare al riguardo?

La verità fa un po’ paura, ma puoi fare qualcosa
Il punto è questo: non serve nemmeno dire le cose ad alta voce. I nostri comportamenti digitali parlano da soli. Anche se non abbiamo menzionato un prodotto, gli algoritmi hanno già capito cosa ci interessa. E a quel punto, il resto viene da sé. Poi c’è il discorso dei permessi: molte app hanno accesso al microfono e magari nemmeno ce ne ricordiamo. Basta installarle e accettare tutto in fretta. Eppure, quei piccoli dettagli fanno la differenza.
Quindi sì, qualche contromisura possiamo prenderla. Tipo disattivare l’accesso al microfono per le app che non ne hanno davvero bisogno. Usare la navigazione in incognito, evitare di cliccare “ok” senza pensarci, e soprattutto diventare un po’ più consapevoli. Perché in fondo, la libertà digitale passa anche da queste piccole scelte, fatte ogni giorno senza rumore.