“ChatGPT FRIGGE IL CERVELLO”: allarme rosso dal MIT, a rischio i bambini e studenti | Ci rendono sempre più deboli e asini

Ecco come diventa dannoso chatgpt (Freepik Foto) - www.statodonna.it
La tecnologia ha rivoluzionato il modo in cui viviamo, apprendiamo e lavoriamo, rendendo tutto molto più semplice (ma anche più pericoloso).
Ogni giorno, strumenti digitali e applicazioni intelligenti ci affiancano in attività che un tempo richiedevano attenzione, memoria e creatività.
L’intelligenza artificiale, in particolare, promette soluzioni rapide e supporto immediato. Dal controllo ortografico automatico alla generazione di testi e contenuti, la comodità è evidente, ma spesso resta invisibile il suo impatto sul cervello umano.
Per studenti e giovani, la facilità di accesso a informazioni e assistenti virtuali rappresenta un vantaggio immediato. Tuttavia, la domanda che si fa strada è se questa comodità possa influenzare la capacità di pensare autonomamente, ragionare e ricordare informazioni nel tempo.
Gli strumenti digitali non sono neutri: ogni tecnologia con cui interagiamo modifica il nostro modo di apprendere. Se da un lato accelerano processi complessi, dall’altro potrebbero ridurre lo sforzo mentale necessario a elaborare e comprendere concetti, con effetti potenzialmente duraturi.
Lo studio del MIT
Uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha analizzato l’impatto dell’uso massiccio di ChatGPT sulle capacità cognitive di studenti. Tre gruppi di volontari sono stati messi a confronto: uno senza strumenti digitali, uno con accesso a Google e uno con ChatGPT. Monitorando l’attività cerebrale tramite elettroencefalografia, i ricercatori hanno riscontrato differenze significative nell’attivazione delle aree legate alla memoria, alla creatività e al ragionamento. Il gruppo senza supporti digitali mostrava un’attivazione completa delle aree cerebrali necessarie alla pianificazione e alla produzione autonoma dei testi. Chi utilizzava Google attivava soprattutto le aree visive e di assimilazione delle informazioni sullo schermo, mentre chi utilizzava ChatGPT mostrava principalmente attività legate a processi automatici, con una minore attivazione cognitiva complessiva.
Chi si affidava a ChatGPT ha evidenziato difficoltà nel ricordare le informazioni dei testi appena scritti, come se la mente delegasse completamente al software la gestione delle idee. Al contrario, chi scriveva senza supporti digitali sviluppava maggiore attenzione, memoria e senso di proprietà del proprio lavoro. Questo fenomeno, definito dai ricercatori come “debito cognitivo”, suggerisce che l’uso intensivo di strumenti di intelligenza artificiale può ridurre la capacità di ragionamento autonomo, creatività e memoria profonda, evidenziando l’importanza di un equilibrio tra tecnologia e esercizio mentale.

L’equilibrio tra AI e autonomia
L’intelligenza artificiale non è intrinsecamente negativa, ma deve essere integrata con consapevolezza. Senza un uso equilibrato, studenti e giovani rischiano di delegare il pensiero, riducendo la capacità di analisi critica e giudizio autonomo.
In famiglia e a scuola, è fondamentale guidare i giovani all’uso responsabile della tecnologia, bilanciando la comodità degli strumenti digitali con la pratica di abilità cognitive profonde. Solo così la tecnologia può diventare un supporto senza compromettere lo sviluppo del pensiero critico e della memoria (Rai News, 2025).