Malattie genetiche nei bambini, l’età del PADRE conta eccome | Il dettaglio choc che tutti ignorano, ma che fa la differenza

Neonato e famiglia (Pixabay foto) - www.statodonna.it
L’età paterna influisce più di quanto si pensi: nuove ricerche rivelano un legame tra mutazioni genetiche e paternità tardiva.
Quando si parla di orologio biologico, il pensiero corre subito alle donne. Ma, ecco, anche gli uomini dovrebbero iniziare a guardare l’età in modo diverso. Perché? Beh, la scienza sta iniziando a puntare i riflettori pure sulla figura paterna e sul suo contributo alla salute dei figli. E no, non si tratta solo di fertilità… ma proprio di cosa viene trasmesso geneticamente al momento del concepimento.
Negli ultimi anni, sempre più ricerche stanno dimostrando che il modo in cui un uomo vive – e l’età in cui sceglie di diventare padre – può lasciare un segno tangibile. Parliamo di stile di vita, abitudini poco salutari, ma anche semplicemente del passare del tempo. Insomma, gli anni contano e, a quanto pare, l’impatto va ben oltre il semplice calo della fertilità.
E poi c’è anche un altro cambiamento: il concetto di paternità si sta trasformando. Non è più visto solo come un ruolo secondario, ma come qualcosa di molto più attivo e consapevole. Oggi un futuro papà si informa, riflette, magari si interroga su quali conseguenze potrebbe avere posticipare l’arrivo di un figlio. È un modo nuovo di vedere le cose, e anche un po’ rivoluzionario.
Queste riflessioni arrivano proprio mentre la scienza ci mette davanti a dati nuovi. Con tecniche sempre più precise – tipo il sequenziamento avanzato del DNA – si stanno scoprendo meccanismi che prima non si conoscevano affatto. E la questione riguarda direttamente la salute dei bambini.
Una scoperta che cambia la prospettiva
C’è uno studio pubblicato su Nature (ripreso da Focus.it) che ha fatto un bel po’ di rumore. In pratica, hanno scoperto che più un uomo è avanti con gli anni, più è probabile che trasmetta mutazioni genetiche potenzialmente pericolose. Non è solo che le mutazioni aumentano con l’età – quello si sapeva già – ma è che alcune di queste ottengono una sorta di vantaggio mentre si formano gli spermatozoi. Sì, proprio un vantaggio “biologico”, che le fa moltiplicare più facilmente.
I ricercatori del Wellcome Sanger Institute hanno analizzato gli spermatozoi di 81 uomini, dai 24 ai 75 anni. E hanno trovato qualcosa di interessante (e un po’ inquietante): in 40 geni specifici, certe mutazioni si diffondono con più facilità, soprattutto in età avanzata. Alcune di queste sono legate a problemi dello sviluppo neurologico nei bambini, altre al rischio di tumori. E i numeri?

Quello che succede con l’età che avanza
Beh, si passa da uno spermatozoo su 50 con mutazioni nei trentenni, a uno su 20 nei settantenni. Il motivo? C’entra una specie di “selezione naturale” che avviene dentro ai testicoli (sì, hai letto bene). Alcune mutazioni rendono le cellule staminali – quelle che danno origine agli spermatozoi – più “forti” nel replicarsi. E quindi producono più spermatozoi mutati. Un meccanismo tutto interno, che però ha conseguenze ben visibili.
E queste mutazioni, una volta presenti, possono anche interferire con la fertilità stessa, con lo sviluppo dell’embrione o aumentare il rischio di aborto spontaneo. Non tutte, ovviamente, riescono ad arrivare al concepimento, ma il fatto che aumentino di numero con l’età è un elemento da non ignorare. Insomma, non è lo stesso diventare padre a 35 o a 55, anche se spesso si tende a minimizzare.