PATRIARCATO e MASCHILISMO, la Cassazione mette alle strette mariti e fidanzati: da oggi basta una parola e scattano le manette

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Litigio di coppia

Una definizione necessaria (canva.com) - www.statodonna.it

Tra patriarcato e maschilismo, interviene la Cassazione. In un’epoca in cui ogni parola conta, ecco la sentenza che mette alle strette.

Per quanto magari possa risultare forse troppo emotivo, devo ammettere che come autrice sono ben felice di trattare questo argomento, dati i terribili fatti di cronaca all’ordine del giorno.

La strada verso i femminicidi è un percorso sottile tra maschilismo e patriarcato. Come chiarito dalla rivista Ulisse, con il secondo termine intendiamo descrivere quel modello familiare in cui la figura del capofamiglia (il padre, il nonno o l’uomo anziano) è l’autorità che regge la casa.

Il primo si riferisce a quella serie di comportamenti “misogini“, cioè quegli atteggiamenti che tendono ad appoggiare l’idea che l’uomo sia superiore alla donna.

Secondo l’ANSA, in Italia siamo già arrivati a quasi 70 femminicidi in un anno fino alla data di oggi, di cui più dell’80% ad opera di attuali o ex partner.

La sentenza storica

Definizioni e dati a parte, la sentenza della Cassazione diffusa da Brocardi ci aiuta finalmente ad adoperare un corretto distinguo tra le due. Nello specifico, la condanna per maltrattamenti domestici può diventare definitiva anche solo grazie alla testimonianza della vittima, se accompagnata dal sostegno di un professionista della salute mentale. La sentenza n. 32937 specifica infatti che è non solo possibile comprovare questo genere di abuso, ma anche che tale prova può essere effettuata mediante strumenti legittimi.

Il caso in esame concerne un individuo accusato di aver ripetutamente annientato la personalità della sua partner attraverso atteggiamenti oppressivi e umilianti; la Corte ha sottolineato che il racconto della donna, supportato da fatti concreti, rappresentava una prova inconfutabile. In particolare, un ruolo chiave è stato assunto dalla psicologa della vittima: nel corso delle sedute, la cliente ha illustrato con chiarezza le ripetute violenze subite, fornendo alla professionista una descrizione precisa del contesto di oppressione della sua vita quotidiana.

Corte di Cassazione
Una sentenza storica (canva.com) – www.statodonna.it

Fattori a supporto

La ricostruzione degli eventi è stata ulteriormente supportata dal rapporto stilato da una dottoressa e un’assistente sociale, il quale descriveva la donna come “schiacciata e stanca” e sottolineava una “mentalità maschilista” con comportamenti autoritari nell’imputato, accentuati dall’inizio di un’attività commerciale legata alla vendita di marijuana light. A integrare il quadro dell’accusa, la testimonianza di una persona che aveva assistito ad atti di violenza verbale e le narrazioni del fratello della vittima.

Come evidenziato anche da Brocardi, infine, questa sentenza rappresenta un grosso passo in avanti, a dimostrazione del fatto che questo genere di violenza sussiste soprattutto di fronte al valore probatorio di una tangibile testimonianza, accompagnata da perizie di esperti e avvalorata dalle dichiarazioni di familiari e testimoni oculari.