Compiti con l’Intelligenza Artificiale, da oggi ti beccano in 3 secondi | Il METODO PETRONIS non perdona: fioccano insufficienze

0
Ragazzine che studiano con telefono

Vietata l'AI a scuola, rischio bocciatura (Freepik Foto) - www.statodonna.it

Negli ultimi anni, la tecnologia ha trasformato ogni aspetto della nostra vita, compreso il modo in cui apprendiamo e produciamo contenuti.

Strumenti sofisticati, capaci di generare testi, immagini o persino video, sono ora alla portata di chiunque abbia un computer o uno smartphone. Nella scuola, questo ha creato un terreno fertile per la curiosità, ma anche per il rischio di scorciatoie che minano la reale formazione degli studenti. La linea tra creatività personale e supporto artificiale è diventata più sottile che mai, e imparare a distinguerla è diventata una sfida quotidiana.

Ogni generazione studentesca si trova a confrontarsi con strumenti sempre più potenti: ciò che fino a pochi anni fa richiedeva ore di lavoro e riflessione, oggi può essere prodotto in pochi click. Questo fenomeno solleva interrogativi importanti sul valore del sapere, sull’etica del lavoro e sulla responsabilità individuale. Gli insegnanti si trovano così a dover bilanciare il desiderio di innovazione con la necessità di valutare competenze autentiche, evitando che la facilità d’uso della tecnologia si trasformi in un’abitudine che sostituisce lo studio e la comprensione.

Allo stesso tempo, l’uso crescente dell’intelligenza artificiale nella didattica mette in luce limiti e potenzialità dei sistemi educativi. Come possono le scuole garantire valutazioni eque, oneste e realmente formative, quando una parte dei compiti può essere generata da algoritmi senza alcun coinvolgimento cognitivo degli studenti? La questione non riguarda solo il voto, ma la capacità di crescere come pensatori autonomi e critici in un mondo sempre più digitalizzato.

Infine, in questo contesto tecnologico, emerge una nuova forma di confronto: non più solo tra studenti e docenti, ma tra uomo e macchina, tra capacità umana e capacità artificiale. La scuola diventa così un laboratorio dove si misura non soltanto il sapere, ma la competenza di discernere, interpretare e utilizzare strumenti avanzati senza perdere il senso della propria esperienza educativa.

Il cavallo di Troia digitale

A Toronto, l’insegnante di lingua inglese Daina Petronis ha ideato un metodo sorprendentemente creativo per individuare i testi prodotti da intelligenza artificiale. Il suo approccio, battezzato “cavallo di Troia”, prevede di inserire nella traccia alcune parole insolite, completamente fuori contesto, ma nascoste con caratteri piccoli o bianchi. Quando uno studente copia il compito in un chatbot, l’IA tende a includere automaticamente queste parole nel testo finale.

Il risultato è quasi immediato: se le parole “trappola” compaiono nell’elaborato consegnato, la docente sa con certezza che il contenuto non è stato prodotto dallo studente stesso, ma generato artificialmente. Questa strategia trasforma il semplice compito in un test di attenzione e autenticità, obbligando l’alunno a confrontarsi con la propria capacità di comprendere e rielaborare i contenuti, piuttosto che affidarsi ciecamente alla macchina.

Bimbo che studia con cellulare
Compiti con l’AI, ecco i rischi (Freepik Foto) – www.statodonna.it

Limiti e prospettive dell’individuazione dell’IA

Nonostante la brillante intuizione di Petronis, il “cavallo di Troia” ha limiti pratici significativi. Funziona bene se i compiti vengono consegnati digitalmente, tramite Word o email, ma in contesti dove gli elaborati sono scritti a mano o caricati su piattaforme non modificabili, l’arma segreta perde efficacia. Ciò mostra quanto sia complesso applicare sistemi di controllo uniformi in ambienti scolastici diversi e spesso tradizionali.

Inoltre, strumenti automatici di rilevamento dell’IA non sono affidabili: OpenAI stessa ha dismesso il suo AI Classifier, riconoscendo che nessun software può distinguere con precisione tra testo umano e testo generato. La vera capacità di identificare l’uso di intelligenza artificiale resta dunque nelle mani dell’insegnante, che deve osservare lo stile, la coerenza e l’originalità dei contenuti, cogliendo segnali di testi copiati o prodotti senza reale comprensione.