“STOP AL FUMO” – Ci siamo, maxi stangata in Legge di Bilancio: il vizio diventa più salato che mai | A rischio 12 milioni di italiani

Fumare in auto (Pixabay foto) - www.statodonna.it
Il fumo resta un vizio duro a morire, ma presto farà male anche al portafoglio di milioni di italiani, ecco perché.
In Italia il fumo è ancora una vecchia abitudine dura a morire. Nonostante spot, avvisi sui pacchetti e iniziative varie, sono ancora circa 12 milioni gli italiani che accendono una sigaretta ogni giorno. E no, non sembrano intenzionati a smettere tanto presto. Il punto è che oltre ai rischi per la salute, fumare continua a pesare anche sul budget personale, sempre più spesso messo a dura prova.
Nel frattempo il mondo del tabacco ha cambiato faccia. Non esistono più solo le “bionde” classiche: adesso ci sono sigarette fatte in casa, tabacchi riscaldati, bustine alla nicotina e chi più ne ha più ne metta. Una giungla di prodotti che ha attratto fasce d’età diverse, comprese quelle più giovani, complici anche campagne pubblicitarie furbe e la percezione – sbagliata – che certe alternative siano meno nocive.
Lo Stato, dal canto suo, cerca di tenere il passo. Ci sono da anni strumenti per fare cassa ma anche per scoraggiare il consumo. Ogni volta che vengono ritoccati, cambiano gli equilibri: da un lato si raccolgono più soldi, dall’altro si cerca di educare i consumatori, se così si può dire, a fumare di meno.
Non sempre funziona, ma tant’è. Ultimamente si è riacceso il dibattito su quanto sia giusto colpire le scelte personali con il portafogli. In ogni caso, la direzione è stata presa e presto arriveranno novità piuttosto impattanti per milioni di fumatori.
Una scelta che cambia le regole del gioco
Nella nuova Legge di Bilancio c’è una voce che non è passata inosservata: un aumento graduale delle accise sui prodotti del tabacco, che inizierà a farsi sentire dal 2026. Il Governo ha deciso così per incrementare le entrate ma anche per disincentivare il consumo, cercando di non spingere i consumatori verso il contrabbando, che già oggi ha un suo giro d’affari.
La strategia è semplice: nel primo anno il prezzo di un pacchetto salirà in media di 14-15 centesimi, poi di altri 10-12 centesimi nel 2027 e infine ancora un po’ nel 2028, fino ad arrivare a un totale di circa 60 centesimi in più. Una manovra scaglionata, insomma, per evitare shock improvvisi e dare modo al mercato – e ai fumatori – di adattarsi. E non finisce qui.

Cosa cambia davvero e chi ci rimette di più
Come riportato da Money.it, gli aumenti non si fermeranno alle sigarette tradizionali. Chi fuma tabacco sfuso, quello per le rollate fatte in casa, vedrà rincari più corposi già dal 2026: una busta costerà circa 50 centesimi in più, che su un pacchetto fai-da-te fanno una ventina di centesimi extra. Gli anni successivi andrà un po’ meglio, ma il trend è chiaro.
Anche i prodotti a tabacco riscaldato non si salvano: qui l’aumento complessivo sarà del 42% entro il 2028, partendo con circa 12 centesimi in più il primo anno. Le bustine alla nicotina, invece, non diventeranno più care, però entreranno in vigore regole molto più rigide: limiti di dose, confezioni più sicure e stop alla vendita online. Per i sigari, invece, tutto resterà com’è. Ma il messaggio è chiaro: il fumo costerà sempre di più, in ogni sua forma.
