“ALEXA TI SPIA H24”: lo sconvolgente retroscena dietro all’assistente virtuale più venduta | Peggio della C.I.A.: nessuno è al sicuro

Dialogo con Alexa (Depositphotos foto) - www.statodonna.it
Alexa sembra solo un assistente vocale, ma dietro la sua voce si nasconde un sistema ben più invadente e umano.
Negli ultimi anni ci siamo abituati ad avere in casa una voce che ci risponde a ogni comando. “Alexa, metti la sveglia”, “accendi la luce”, “quanto fa 18 per 7?”… e lei, puntuale, obbedisce. La tecnologia vocale è diventata parte della nostra vita quotidiana, quasi come fosse una persona in più in famiglia. Però… beh, forse dovremmo fermarci un attimo e chiederci: siamo sicuri di sapere davvero come funziona questo sistema?
Perché ok, è comodo. Comodissimo. Ma c’è qualcosa di strano in questo rapporto così intimo con un oggetto. Parliamo, ridiamo, a volte litighiamo davanti a lei, convinti che tutto resti lì, sospeso nell’aria. E invece, no, cioè, forse non è proprio così. Abbiamo questa idea che Alexa sia solo un robot freddo e distaccato, ma a ben guardare, dietro c’è un intero ecosistema.
Viviamo nell’illusione del “nessuno mi ascolta”. Ma chi l’ha detto? Siamo circondati da dispositivi smart che apprendono, assorbono, elaborano ogni nostro gesto, voce, abitudine. E quando diciamo qualcosa, anche la più banale, può finire chissà dove. E la sensazione che qualcosa ci sfugga diventa sempre più forte.
In fondo, è una questione di confine. Di fiducia. Quanto siamo disposti a cedere in cambio di praticità? Un assistente vocale è utile, certo, ma potenzialmente può anche essere molto invadente. Specie se non sappiamo esattamente cosa registra, quando, perché.
Quello che non ti aspetti dal lato tecnico
Partiamo da un punto chiave: per funzionare bene, Alexa deve imparare in continuazione. Come fa? Semplice: ascolta, registra e analizza. E no, non è solo un lavoro di software. Cioè, il sistema sì, è basato su AI, però dietro c’è anche un bel po’ di lavoro umano. Gente vera che ascolta le registrazioni vocali per correggere gli errori e istruire meglio l’assistente.
Secondo un’inchiesta di Bloomberg ( ripresa da Focus.it), Amazon ha messo in piedi un’intera squadra – anzi, più squadre – che si occupano proprio di ascoltare le interazioni tra utenti e Alexa. Ogni file audio viene associato a un codice cliente. Ma comunque, qualcuno quelle frasi le sente davvero, e le usa per “istruire” meglio l’AI.

I dettagli
Quindi dall’inchiesta emerge che diversi dipendenti e fornitori di Amazon ascoltano alcune registrazioni delle conversazioni con Alexa. Lo fanno per trascrivere ciò che l’utente ha detto e confrontarlo con la risposta fornita dall’assistente vocale, in modo da migliorare l’algoritmo e ridurre gli errori. Non si tratta quindi di un ascolto costante, ma selettivo e mirato all’ottimizzazione del servizio.
Un dettaglio importante: le registrazioni non sono collegate ai dati anagrafici degli utenti, ma a codici cliente anonimi. Amazon ha precisato che la privacy è una priorità, anche se l’inchiesta ha rivelato come alcuni file possano essere scambiati tra operatori, per esempio per analizzare casi complessi o, più raramente, per ragioni non proprio professionali. Inoltre, Alexa si attiva solo con la parola chiave, ma può capitare che si attivi per errore, catturando anche informazioni sensibili. In questo caso però vengono marcati come dati critici e non vengono lavorati.
