Esami di stato, funziona così (Freepik Foto) - www.statodonna.it
Nel XXI secolo la cittadinanza non può più essere interpretata solo come appartenenza formale a uno Stato.
È una pratica quotidiana che unisce conoscenza, etica e partecipazione. In un mondo attraversato da crisi ambientali, conflitti digitali e nuove disuguaglianze, il cittadino attivo è colui che sceglie di non restare indifferente. La sua azione nasce dall’informazione, si nutre di spirito critico e si realizza nella collaborazione con gli altri.
Oggi le sfide della società globale – dal cambiamento climatico alla tutela dei diritti umani – richiedono competenze civiche tanto quanto competenze tecniche o linguistiche. L’educazione civica, reintrodotta come materia obbligatoria nelle scuole, è il primo passo verso questa consapevolezza. Non si tratta di “un’ora di lezione in più”, ma di un percorso trasversale che collega scienza, storia, diritto, tecnologia e arte alla vita reale.
Il concetto di cittadinanza attiva implica dunque una doppia dimensione: individuale e collettiva. Da un lato c’è la responsabilità personale di informarsi, rispettare le regole, votare con coscienza; dall’altro c’è la partecipazione ai processi comunitari, come i progetti di volontariato, le iniziative ecologiche o la difesa della legalità.
Infine, la cittadinanza si costruisce attraverso la cultura del dialogo. Solo chi sa ascoltare può davvero comprendere e contribuire. L’educazione al confronto, al rispetto delle diversità e alla solidarietà è la base di una convivenza civile matura e consapevole.
La recente riforma della Maturità (legge approvata nell’ottobre 2025, RaiNews.it, “È legge la nuova Maturità: due scritti e quattro materie all’orale, come cambia l’esame”) introduce un cambiamento significativo: la “prova di cittadinanza attiva”. Essa è destinata agli studenti che ottengono la sufficienza (6) nel voto di condotta e ha lo scopo di promuovere una riflessione critica sul comportamento, collegandolo ai principi di solidarietà, legalità e partecipazione.
Questa prova non è un compito “punitivo”, ma un’occasione formativa per trasformare un limite in crescita. Richiede allo studente di dimostrare consapevolezza dei propri comportamenti, di analizzare i valori che ispirano la convivenza democratica e di proporre soluzioni o idee concrete per migliorare la vita scolastica o sociale. Si passa così da una valutazione meramente disciplinare a una valutazione etico-civile, che riconosce il valore educativo dell’impegno e della riflessione personale.
Mettere in pratica la cittadinanza attiva significa agire con senso critico e responsabilità nelle situazioni reali. Nella scuola, questo può tradursi in progetti di peer education, dove studenti formano altri studenti su temi come la parità di genere o l’uso consapevole dei social; in attività di volontariato ambientale, come la raccolta differenziata o la cura del verde urbano; oppure nella partecipazione a consigli di istituto, dove si impara il valore del dibattito democratico. Ogni azione di questo tipo contribuisce a formare competenze di cittadinanza: comunicazione efficace, empatia, problem solving, spirito di cooperazione. Anche nel contesto scientifico e tecnologico, la cittadinanza attiva trova spazio: la sostenibilità ambientale e la transizione ecologica richiedono cittadini consapevoli dell’impatto delle proprie scelte, capaci di usare la conoscenza scientifica per orientare decisioni responsabili. Essere cittadini attivi non significa soltanto rispettare le regole, ma comprenderne il senso. La libertà individuale non è mai disgiunta dal rispetto dell’altro: è il risultato di un equilibrio tra diritti e doveri. Nel momento in cui una persona si impegna per la comunità – nel quartiere, a scuola, online o in un’associazione – esercita la forma più autentica di libertà, quella che produce valore sociale.
La “prova di cittadinanza attiva” introdotta nella nuova Maturità invita gli studenti a riflettere su questo equilibrio. È una sfida ma anche un riconoscimento: la scuola non valuta più solo il sapere, ma anche il modo in cui quel sapere viene trasformato in responsabilità. In questo senso, la cittadinanza non è una materia da studiare, ma un’esperienza da vivere, con la consapevolezza che ogni scelta, anche piccola, contribuisce a costruire il futuro collettivo.
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